domenica 9 maggio 2010
Italo Svevo
Pagine di identità
Quando arrivo a trattare in classe scrittori come Svevo o Saba mi viene sempre il dubbio: se insisto sulle loro radici ebraiche gli allievi potrebbero giudicarmi campanilista, se ne parlo meno di quanto si aspettano potrei apparire reticente. A loro volta i libri di testo mi mettono a disagio quando vedono l’ebraismo da tutte le parti (nell’autoironia, nel senso di estraneità, in capre dal viso semita che assumono significati simbolici quanto meno anacronistici), come se la cultura ebraica si riducesse a questo; tuttavia mi infastidisce anche quando trascurano di segnalare le radici ebraiche degli autori, perché mi sembra che tacendo sulle possibili influenze di culture “altre” si voglia trasmettere un’impressione falsamente piatta e uniforme della letteratura italiana.Anche all’interno del mondo ebraico oscilliamo tra due opposte tentazioni: arrampicarci sugli specchi per trovare qualcosa di ebraico anche in personaggi che possono al massimo rievocare qualche vago ricordo di famiglia, oppure negarlo perfino dove è evidente (per esempio in autori come Primo Levi). Per venirne a capo bisognerebbe prima definire la cultura ebraica, e sappiamo che è un compito impossibile. Intanto la riflessione sugli scrittori ebrei italiani ci porta a ragionare sulla nostra stessa identità.Anna Segre, insegnante, http://www.moked.it/
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