giovedì 13 maggio 2010


La delazione, una Torino grigia e insidiosa

La Delazione di Cazzola Roberto, Editore: Casagrande
“È un grande onore che giunge assolutamente inaspettato”. Sono le parole con cui lo scrittore Roberto Cazzola commenta la notizia che La delazione, sua ultima fatica pubblicata dalla casa editrice ticinese Casagrande nella collana Scrittori, ha vinto il Mondello 2010. Il prestigioso concorso letterario palermitano, che nel passato ha visto tra i suoi vincitori cinque premi Nobel, è il riconoscimento ufficiale al valore di un romanzo (“in parte autobiografico e in parte frutto di ricerche archivistiche”) che parla con linguaggio penetrante di trasmissione della memoria tra diverse generazioni e di un grande amore distrutto dalle tragiche circostanze belliche. Un amore che ha come unica colpa quello di essere nato in tempi avversi in cui scorrazzavano miseria umana e delatori, che per poche lire o per un capriccio erano capaci di condannare degli innocenti ai campi di sterminio nazisti. E il cuore di Alfredo Dervilles, dirigente di industria torinese, batteva per la persona sbagliata: la bella Selma Lavan, interprete ebrea di origine viennese rifugiatasi a Torino con la vana speranza di sfuggire alle persecuzioni razziali. Speranza andata in frantumi perché Luigia, giovane vicina di casa seduttrice e abituale frequentatrice di camerati, denuncerà quella relazione proibita alle autorità fasciste. Fine dell’idillio amoroso: lui viene rinchiuso in carcere (anche se ci resterà solo per pochi giorni) e lei prende un treno con destinazione finale Bergen Belsen. Ne uscirà viva ma senza più certezze, neanche in campo affettivo. Eppure Alfredo non si dimenticherà mai di Selma, tormentato dal rimorso di non aver saputo proteggere quella ragazza a cui voleva un gran bene e che credeva morta in un lager. Per ritrovare (in parte) la serenità perduta dovrà attendere che la nipote Valeria ne raccolga le ultime memorie in punto di morte e trovi una risposta a molti punti interrogativi e a molte angosce mai totalmente approfondite.Il libro ci porta in una Torino grigia e insidiosa (ricostruita con dovizia di particolari), dove il pericolo si nasconde dietro ad ogni angolo: molti caddero nelle trappole preparate dai fascisti e dai loro volenterosi collaboratori. “Uomini e donne sfortunati che non bisogna dimenticare”, spiega Cazzola. Ecco perché dopo aver analizzato migliaia di atti e documenti processuali che definisce “sconvolgenti” e dopo aver messo ordine tra le molteplici reminiscenze del suo vissuto familiare, ha deciso di scrivere questo volume con lo scopo di farne “un piccolo cenotafio”. La delazione diventa dunque un piccolo monumento alla Memoria in cui stringersi attorno alla figura di Selma vuol essere un modo per ricordare tutti coloro che persero la libertà e spesso la vita a causa di una ideologia malata e contagiosa. Il testo ruota intorno ad un tema di fondo: la stupidità del male. La stupidità delle persone in cui si conciliano intelligenza e noncuranza per le conseguenze delle proprie azioni. Sembra il ritratto di Luigia, che appena diciassettenne condanna a morte un grande amore e la vitalità di una ragazza innamorata. Ma la domanda che ronza nella testa del lettore come una costante (“cosa ha spinto Luigia Zonga a denunciare i suoi vicini?”) resta senza una risposta. Un altro interrogativo, nel frattempo, si fa largo: “Ai giorni nostri siamo vaccinati alla denuncia oppure ci sono le sirene per una nuova delazione?”. Cazzola vede ripresentarsi oggi quel rischio “nell'invito rivolto da alcune forze politiche a scuole e ospedali perché denuncino gli stranieri senza documenti in regola” e spiega di aver scritto questo libro anche per invitare “a non voltare la testa da altre parti” quando intorno a noi tragedie e lutti funestano la vita di tante persone. E indica i “disperati del mare” che sbarcano sulle nostre coste come esempio di moderne vittime di indifferenza.Adam Smulevich http://www.moked.it/

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