venerdì 28 maggio 2010


L'antisemitismo sul web adesso prende di mira i parlamentari italiani

In Italia, la lotta all’antisemitismo sul Web inizia ad essere scomoda a molti. Se non fosse così, non si spiegherebbe perché una serie di siti Web si sono infuriati in seguito ad un servizio sul pericolo di questo fenomeno, nel mondo ma anche in Italia, trasmesso qualche giorno fa dal programma “Meridiana” di RaiNews24.L’intervista alla vicepresidente della commissione Esteri della Camera, Fiamma Nirenstein, e le parole di Stefano Gatti, rappresentante dell’Osservatorio sul pregiudizio antiebraico, sembrano aver irritato le sensibilità di tutti quegli amministratori di siti che promuovono posizioni antisemite e si augurano l’eliminazione dello Stato d’Israele. I responsabili di tali pagine Web si sono irritati al punto da pubblicare minacce e insulti – “velati” il giusto per evitare una denuncia – contro alcuni dei membri del “Comitato d’Indagine Conoscitiva sull’Antisemitismo”, a cura della Commissione Esteri e Commissione Affari Costituzionali, ma in particolare contro la Nirenstein, rea di essere ebrea.Sui siti incriminati non manca proprio nulla. Dalla negazione dell’Olocausto alle tesi complottiste sull’11 Settembre e il ruolo del coinvolgimento del Mossad negli attacchi alle Twin Towers. Lunghi sproloqui sul pericolo che rappresentano tutt’oggi gli ebrei in Europa e sul ruolo attuale dello Stato d’Israele in Medio Oriente, dipinto nel migliore dei casi come l’erede del Nazismo. Svastiche ben in vista, dunque, e continui riferimenti ai Protocolli dei Savi di Sion, un falso documentale prodotto nei primi anni del XX° secolo utilizzato per giustificare lo sterminio nazista e russo degli ebrei.“Da mesi la Nirenstein s’è messa alla testa di una vasta operazione israeliana per ridurre al silenzio i siti Internet sgraditi”. E’ quanto scrive lo scrittore e giornalista italiano Maurizio Blondet sul suo sito “Effedieffe” invitando i suoi lettori, oltre che “a pregare per la conversione alla fede cattolica” della deputata – tra l’altro, di religione ebraica –, a trovare – udite, udite – un “guerriero” o un “kamikaze” che “offra la sua vita per la salvezza eterna della Nirenstein”.Ma ce n’è un po’ per tutti. Siti come “Kelebek”, “Holywar” e “WebNostrum”, definiscono “servi”, con tanto di nome e cognome, ciascuno dei parlamentari membri del Comitato d’Indagine. Anche i mass media sarebbero complici del complotto sionista: tra questi, viene preso particolarmente di mira Radio Radicale, “sempre all’avanguardia nel sostegno del razzismo ebraico”. Per Paolo Corsini, deputato del Pd, “non si tratta solo di una minaccia e un appello all'aggressione personale, visto che ci sono le schedature di ciascun membro del comitato, ma anche alla libera iniziativa parlamentare”.“Il fatto più preoccupante – prosegue il deputato del Pdl Renato Farina – è che in questo momento c'è un incontro perfetto tra le tesi dell'estrema destra e quelle dell'estrema sinistra”, unite contro un unico obiettivo: Israele. E non solo si incontrano estremismi politici, ma anche quelli religiosi: “In alcuni siti, l’odio viene mascherato con vesti religiose, spesso adottando lo stesso linguaggio cattolico denunciato da papa Ratzinger per contrastare i Lefebvriani”.
E’ proprio per mettere fine a questo tipo di pericolose dissennatezze – che culminano poi in minacce e, talvolta, atti di vera e propria istigazione alla violenza e all’odio – che il Parlamento italiano si sta muovendo in questi giorni. “Nonostante le minacce, continueremo a lavorare – assicura la Nirenstein, presidente del comitato – non ci arrenderemo. Stiamo studiando a fondo come fermare l'odio antisemita che corre sul Web e vedremo se le leggi che esistono possono essere ritoccate”. Nel 1995, infatti, esistevano nel mondo appena 5 siti che incitavano all'odio contro Israele; dieci anni dopo se ne contano più di 8mila. “La risposta – rimarca la deputata del Pdl – non può essere solo nazionale, perché se grazie alla legge Mancino è possibile in Italia oscurare un sito che incita all'odio razziale o religioso, è anche vero che lo stesso sito può essere riaperto all'estero”. Non a caso, dalle colonne del sito di Blondet, si annuncia un prossimo trasferimento del server in Iran, un Paese definito “più libero” dell’Italia. (Forse i ragazzi dell’Onda Verde avrebbero qualcosa da dire al riguardo.)Ma che fare per arrestare il fenomeno? Sul tavolo del Comitato d’Indagine c’è, in primis, l’urgente firma e ratifica da parte del governo italiano di un protocollo del Consiglio d'Europa sulla lotta antisemita in Internet, tralasciato dal 2003 e che coinvolge oltre 47 Paesi a cooperare in questo settore. Poi, si studieranno i margini per modificare le leggi vigenti e, in particolare, la legge Mancino sulla discriminazione razziale, etnica e religiosa in modo da salvaguardare il Web dall’istigazione alla violenza antisemita. Perché se è vero che la libertà d’espressione è un diritto democratico, il linguaggio dell'odio non lo è affatto.26 Maggio 2010, http://www.loccidentale.it/

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