giovedì 20 maggio 2010


Le Scintille di Gad Lerner

Molteplici sono i filoni lungo i quali può essere letto l'ultimo libro di Gad Lerner, Scintille. Questa l'opinione del teologo cattolico di orientamento progressista Vito Mancuso, amico e consueto conversatore di Lerner, che indica le principali chiavi di lettura al pubblico del Salone del libro. “Prepotente – secondo il teologo – si afferma l'aspetto psicanalitico della narrazione, quello che scava nel profondo le dinamiche psichiche del rapporto col padre e con l'ebraismo. In questo momento della narrazione Lerner mette a nudo le sue paure e le sue vergogne”, vergognosamente legate all'essere ebreo: “esiste una sgradevolezza ebraica?, si chiede Lerener”. È una domanda che non tutti hanno il coraggio di confessare, è l'ostensione pubblica del complesso dello straniero. “Solo grazie alla fortuna sfacciata che ho avuto nella vita familiare e professionale – ammette Lerner – ho avuto la possibilità di fare certe confessioni, la disponibilità a mettersi in cattiva luce”, a esporre vicende tanto intime.“Il secondo filone – continua Mancuso – è quello storico-geopolitico, di straordinario interesse”. “Ripercorre le vicende del Libano, il tema dell'infelicità araba, rievoca momenti drammatici come la strage di Sabra e Shatila, arriva fino a descrivere la presa del potere degli Hezbollah”. Ma, grazie ad artifici quasi sensisti da scrittore consumato, “Lerner ci fa assaporare anche la sensualità delle donne libanesi”, gli intensi profumi della terra dei cedri.“Un altro punto di interesse del testo di Gad – nota Vito Mancuso – sono i richiami letterari, su tutti quello a Bruno Schultz, e poi Primo Levi”, che l'autore, in gioventù, ebbe modo di intervistare, “e David Grossman”. Ma il tema che più interessa, che più attiene alle competenza di Vito Mancuso è quello teologico-filosofico. “C'è una concezione filosofica dell'uomo e della sua anima in questo libro – spiega l'autore de L'anima e il suo destino – in molti tratti della quale mi ritrovo perfettamente”. La spiegazione di Mancuso trova il suo perno nel concetto di Gilgul, vagabondaggio delle anime, “che originariamente doveva essere il titolo del libro”, racconta Lerner.“L'anima è la vita, considerata in tutte la sue manifestazioni – argomenta il teologo. Da Scintille esce chiaramente l'immagine di un'anima a strati, determinata dalla molteplicità di tradizioni e relazioni che costituiscono il nostro universo mentale”. Lerner conferma: “sono da sempre legato all'idea di un'identità dinamica, non un'essenza statica e immutabile, piuttosto un edificio in continua costruzione”, costruzione i cui mattoni sono essenzialmente le relazioni umane. “Ecco perché il gilgul, il vagabondaggio, è così centrale – è la spiegazione teologica del professore. Si tratta di un precetto che troviamo nel testo bilbico”, l'indicazione esistenziale che Dio rivolge ad Abramo: “Lekh lekhà, vattene via, vai verso te stesso”. È la condizione vagabonda, l'instabilità , la relazione anche conflittuale con l'altro – questo il punto che mette d'accordo il teologo cattolico e il giornalista ebreo - “il luogo in cui realizzare se stessi, dare identità e scopo alla propria anima”. Preso dall'entusiasmo, Mancuso chiama in causa addirittura Hegel, definendo il libro di Lerner “una fenomenologia dello spirito del nostro tempo”: la sua vicenda particolare, esaminata, lungo i diversi filoni illustrati, con tale profondità e sincerità, “intercetta le determinazioni di quella comune a tutti, ovvero il viaggio che l'anima deve compiere nel mondo”.Manuel Disegni, Rossella Tercatin,http://www.moked.it/

Nessun commento: