domenica 23 maggio 2010
Tel Aviv
Israele è diventata la nuova tigre
Un'econonìia in continua crescita, una forte presenza di fondi di venture capitale una smisurata fiducia nella libertà imprenditoriale. Si può riassumere così il miracolo economico che ha interessato Israele negli ultimi 15 anni. Al punto che, la scorsa settimana lo Stato medio orientale è diventato il 32esimo Paese membro dell'Ocse, l'organizzazione che comprende le economie più sviluppate del globo. Neppure ]ambita dalla crisi, Israele nel 2009 non ha subito alcun contraccolpo al prodotto interno lordo e per il 2010 le prospettive di crescita economica sono nell'ordine del 4%. «E' una questione culturale che ha permesso negli anni di sviluppare sempre di più il concetto dell'iniziativa imprenditoriale», ha spiegato Jon Medved, ceo di Vringo, nel corso del seminario «L'economia in Israele e nei territori dell'Autorità Nazionale Palestinese» organizzato dall'istituto Bruno Leoni e patrocinato da Cnel e Fondazione Euromid. Come ha ricordato proprio il presidente del Cnel, Antonio Marzano, un Paese ha due modi di procurarsi i beni di cui ha bisogno: la guerra o lo scambio commerciale. E proprio questo è un altro punto di forza di Israele.«In questo Stato le barriere tariffarie all'ingresso sono estremamente basse. nell'ordine dell' 1%», ha sottolineato Marzano, «senza coniare la facilità di far nascere un impresa, che colloca il Paese ai primi posti delle classifiche mondiali per rapidità e semplicità». Un altro fattore di sviluppo è legato al continuo incremento delle start up commerciali ed industriali, che hanno ormai raggiunto i livelli degli Stati Uniti. «Ma si tratta di uno Stato con soli 7 milioni di abitanti», ha evidenziato il presidente del Cnel. La carta vincente, in questo caso, è l'ottimo legame esistente tra mondo dell'università e le imprese «Mi viene da sorridere quando sento parlare di rischio imprenditoriale», ha affermato Medved, «per noi israeliani il vero pericolo non è avviare un'impresa, ma salire su un autobus che può saltare in aria da un momento all'altro». Solo nel 2008 è stato registrato lo start up di ben 480 società, con un investimento di 2 miliardi di dollari mentre nel 2009 i nuovi deal sono stati 447. Per rendersi conto della situazione, basti pensare che nel 2009 l'Italia si è fermata a quota 79. Un ruolo importante, in questo scenario, è sicuramente svolto dai fondi di venture capitalism presenti in lsraele, che ad oggi capitalizzano circa 14 miliardi di dollari. Un altro dato che è emerso nel corso del convegno riguarda la classifica dei Paesi per società quotate sull'indice Nasdaq. Ebbene dopo Usa e Cina il terzo posto è occupato proprio da Israele Insomma si tratta di una vera e propria locomotiva che negli anni ha fatto leva sullo sviluppo tecnologico, al punto da permettere allo Stato israeliano di diventare una delle economie più dinamiche e forti. «La vera sfida sarà quella di guidare la crescita di tutta la regione mediorientale» ha spiegato Bruna Ingrao. docente dell'Università La Sapienza di Roma.Carmine Sarno, MF, 21 maggio 2010
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