mercoledì 2 giugno 2010


Dal sito israele.net 02/06/2010
I primi risultati delle indagini confermano che l’aggressione contro i soldati sulla nave Marmara era premeditata. È quanto risulta dagli interrogatori degli attivisti anti-israeliani arrestati, dai quali emergono collegamenti diretti e indiretti con le organizzazioni della jihad globale. Secondo gli investigatori, almeno cento persone si sono infiltrate fra i “pacifisti” con lo scopo esplicito di attaccare gli israeliani: per la maggior parte sono turchi, altri sono yemeniti e indonesiani, tutti reclutati dallo stesso “fondo umanitario” turco legato al terrorismo che ha organizzato la spedizione. Inoltre, dai primi controlli risulta che la stragrande maggioranza dei farmaci trasportati dalle navi della flotta “umanitaria” erano scaduti e non erano nelle loro confezioni originali
Commento di Mara M.B.:
Quando questi elementi saranno conosciuti al grande pubblico? Dubito mai. O magari tra anni, come la vicenda di Mohamed al Durra. E ciò susciterà un distratto sbadiglio. Meglio la pagine sportiva, dai.Il problema per Israele, a parte le modalità di attuazione dell'intervento militare di due giorni or sono -assai discutibili, le modalità, non certo l'intervento in sé-, è il non curare la propria immagine, mentre la "controparte" (la prendo così, in blocco) lo ha capito benone da decenni e ora si avvantaggia anche grazie a internet. Il fatto poi che detta variegata controparte disponga dell'arma petrolifera e terroristica per condizionare il mondo non ha particolare significato, in questa sede. Inoltre non è il caso di buttarla sul vittimistico. E' vero: c'è l'antisemitismo, ma questo non può essere ridotto ad alibi per scaricare le proprie deficienze.
La "sindrome di Masada" non porta a nulla.Nella mia pur breve, ma significativa, collaborazione, anni fa, con l'Ambasciata di Israele confesso che mi ha sempre colpito un'imperdonabile deficienza nel comprendere quanto importante sia la questione del come presentarsi all'opinione pubblica. Come lo si spiega? Grettezza? Presunzione? Superficialità? O magari immarcescibile burocratismo? Forse tutti questi elementi insieme.La vera sfida non è dunque "togliere l'assedio [sic] a Gaza" , come auspicano gli scrittori israeliani (rovinosi quando lasciano il loro ottimo mestiere per esprimere opinioni politiche per lo più comode e conformiste, in perfetta linea con gl'intellettuali dell'Occidente), ma combattere il terrorismo con efficace durezza e, insieme, curare la propria immagine. Strano davvero che un Paese ricco di inventiva e di risorse nell' high tech non lo voglia intendere. Mara M.B.

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