domenica 6 giugno 2010



Federico Steinhaus


Fatti chiari, commenti distorti

Filmati, comunicati, precisazioni. Siamo inondati da tutto ciò, quando in realtà non ce ne dovrebbe essere bisogno, se solo i leader politici e militari d’Israele avessero anche, oltre alle capacità che il loro ruolo richiede, il senso dell’opportunità e la capacità di prevedere e prevenire l’ostilità spesso preconcetta che troppi media nutrono nei confronti di Israele. Gli avvenimenti sono semplici e chiari: 1) una flottiglia enuncia di voler rompere il blocco navale di Gaza; 2) questo blocco navale è perfettamente in linea con il diritto internazionale ed è sostenuto anche dall’Egitto; 3) le intenzioni della flottiglia di pacifisti non sono umanitarie ma politiche, per loro stessa ammissione; 4) Israele si dichiara disposto a far pervenire a Gaza gli aiuti umanitari trasportati sulle navi via terra, ma i pacifisti rifiutano; 5) le forze israeliane tentano di fermare il convoglio di navi con mezzi di dissuasione, senza usare le armi; 6) i militari israeliani sono aggrediti da alcune decine di passeggeri (sul totale di 5/600) legati ad organizzazioni estremiste, devono difendersi e usano le armi. Purtroppo, alcuni passeggeri vengono uccisi, altri - insieme a diversi soldati israeliani - feriti. La conseguenza di tutto ciò è l’indignazione unanime che scuote i media ed i governi, malgrado vi siano filmati che confermano in pieno la versione israeliana, e malgrado si sappia che a Gaza non esiste una crisi umanitaria ma solo politica, dato che quella regione della Palestina è governata da una organizzazione terroristica che non esita a massacrare barbaramente gli stessi palestinesi che non ne condividono la linea politica. Eppure, contro ogni evidenza, le organizzazioni ed istituzioni ebraiche, gli ebrei stessi come individui, sono costretti a mettersi sulla difensiva a causa delle aggressioni verbali che potrebbero facilmente trasformarsi in fisiche, come la triste esperienza insegna. Guai difendere il diritto di Israele a esistere e ad agire come “qualsiasi” altro stato fa e farebbe senza suscitare una indignazione comparabile. Il comunicato del Congresso Mondiale Ebraico che viene riportato qui di seguito è, fra tanti, uno dei pochi che si esprima a chiare lettere e che con coraggio (ci vuole coraggio a dire quel che si pensa, purtroppo) prenda le difese di Israele, indipendentemente dalla fondate accuse di stupidità e incapacità che piovono addosso al governo e ai comandi militari da tutti i commentatori israeliani. Federico Steinhaus, Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane http://www.moked.it/


Il nodo di Gaza - La nota del Congresso Mondiale Ebraico


Il Congresso Mondiale Ebraico esprime sincero rammarico per la violenza e la perdita di vite umane durante il tentativo delle forse israeliane, il 31 maggio 2010, di assumere il controllo di una nave che aveva violato il blocco navale giuridicamente legittimo dirigendosi verso la Striscia di Gaza controllata da Hamas. Israele aveva più volte inviato avvertimenti nel tentativo di prevenire un conflitto. Non ha voluto né provocato un tale esito. Il Congresso Mondiale Ebraico simultaneamente deplora la corsa alla condanna di Israele nei media ed in larga parte della comunità internazionale prima ancora che tutti i fatti siano noti. E’ noto, comunque, che gli organizzatori della cosiddetta “Freedom Flotilla” hanno deliberatamente cercato lo scontro con Israele. “Attivisti della pace” hanno attaccato soldati israeliani con sbarre di ferro ed altri strumenti potenzialmente letali incluse asce, coltelli e pistole, dando in tal modo avvio alla violenza. E’ anche deplorevole, pertanto, che molti media internazionali continuino a dipingere attivisti violenti come portatori di messaggi umanitari. Questa è stata una squadraccia di linciaggio ed è compito degli osservatori responsabili di dirlo con chiarezza. Uno dei principali gruppi sponsorizzanti che erano a bordo della nave era l’IHH (Fondo Internazionale di Aiuto) turco - un gruppo estremista i cui legami col terrorismo internazionale dell’islamismo radicale sono noti a molte agenzie di intelligence occidentali inclusa la CIA. Il CME deplora anche che il più vasto contesto nel quale questa operazione è avvenuta è stato ampiamente ignorato da molti dei media che se ne occupano. Gaza è governata da Hamas - una organizzazione terroristica armata, finanziata e diretta dall’Iran, che ha per scopo la distruzione di Israele. La flottiglia aveva lo scopo di rafforzare il controllo di Hamas su Gaza con il pretesto di portare aiuti umanitari alla popolazione. Lo stato d’Israele ha agito entro i limiti del suo diritto internazionalmente sancito e della sua responsabilità morale mantenendo un blocco navale il cui scopo è di impedire che armi ed altri materiali illeciti arrivino a Hamas. Malgrado i 12 mila razzi e colpi di mortaio che sono stati sparati su Israele dopo il ritiro unilaterale da Gaza nel 2005, Israele ha fatto arrivare a Gaza migliaia di tonnellate di aiuti umanitari. Fra i beni consegnati alla popolazione di Gaza solo nella settimana del 23 maggio erano inclusi 810.209 litri di gasolio per autotrasporti; 21 autocarri di latte in polvere ed alimenti per bambini; 897 tonnellate di gas per cucinare; 66 autocarri di frutta e verdura; 51 autocarri di frumento; 27 autocarri di carne, polli e prodotti ittici; 40 autocarri di latticini; 117 autocarri di cibo per animali; 36 autocarri di prodotti per l’igiene; 38 autocarri di vestiario; 22 autocarri di zucchero e 4 autocarri di medicinali. E questa è stata una settimana standard. In aggiunta a ciò 781 pazienti e persone di accompagnamento della Striscia di Gaza sono entrati in Israele per ricevere cure adeguate in vari ospedali. Il CME deplora l’uso opportunistico di questa situazione da parte dell’Autorità Palestinese e dai suoi sostenitori per mettere in piedi un rinnovato attacco alla legittimità di Israele. Israele sta attualmente indagando su quanto è avvenuto. Osservatori responsabili dovrebbero evitare di fare dichiarazioni aggressive ed attendere fino a quando queste indagini saranno completate.

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