domenica 6 giugno 2010
ghetto di Roma
E' un tranquillo pomeriggio di festa e di paura nel Ghetto di Roma. Di festa, perché il 2 giugno ha fatto abbassare le serrande di molti negozi, perché crocchi di anziane signore del quartiere affollano paciose le panchine, perché i turisti sciamano sorridenti e ordinati attorno alle rovine romane e fanno la coda, per un dolcetto tipico. Un pomeriggio di paura, perché le autoblindo sono sempre li, tra la Sinagoga e il Portico d'Ottavia perché dopo quello che è successo al largo di Gaza e soprattutto dopo l'indegna gazzarra dell'altra notte - un corteo si è avvicinato al ghetto gridando «fascisti» e «assassini», proprio qui, proprio in questo luogo sacro per la storia dell'umanità - un movimento sospetto è poco e due sono troppi. […] «La situazione è notevolmente peggiorata - confessa preoccupato al telefono Marcello Pezzetti, il direttore del Museo della Shoah che sta per aprire a Villa Torlonia - almeno da un paio d'anni, da quando abbiamo cominciato a fare il punto e a denunciare gli episodi di antisemitismo in Italia. Quello che è avvenuto al largo di Gara è suonato a questi gruppi di fanatici come una conferma delle loro tesi, la conferma della relazione, ai loro occhi diabolica, fra ebrei e Israele. Come su tutti gli ebrei fossero cittadini israeliani...». […]Nino Cirillo, il Messaggero, 3 giugno 2010
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