domenica 6 giugno 2010


kibbutz Ruhama


Tel Aviv - È finita come il voto sul rapporto Goldstone, quello sui crimini di guerra a Gaza. E come decine d'altre volte a Ginevra: il mondo contro Israele, gli Usa, l'Italia e pochi amici a difenderlo. La richiesta turca di un'inchiesta internazionale sulla strage della nave Marmara, presentata ieri al Consiglio dei diritti dell'uomo dell'Onu, ha ricevuto 32 sì su 47 votanti. Londra e Parigi si sono astenute. E solo l'amministrazione Obama, il governo Berlusconi e l'Olanda tanno detto no, motivandolo col fatto che «Israele è uno Stato democratico e perfettamente in grado di condurre un'inchiesta credibile e indipendente» (Maurizio Massari, portavoce della Farnesina). La mossa italiana, legata anche al fatto che l'Ue fosse divisa, è criticata dall'opposizione (Pd: «Miopia politica»; Italia dei valori: «Scelta ingiusta e vigliacca ») e non piace ai palestinesi: «E' stato terrorismo di Stato», ha tuonato Abu Mazen a Betlemme, in una standing ovation dedicata «al coraggio degli amici turchi». […] Dietro molti toni duri, qualche spiraglio. E mentre il premier turco Erdogan avverte Obama che «Israele sta perdendo il suo unico amico in Medio Oriente», annunciando vie legali per l'affronto armato, mentre Netanyahu richiama i familiari dei suoi diplomatici in Turchia, ricordando che quella «non era una Love Boat» e che «l'Iran continua a rifornire Hamas di missili destinati a colpire le periferie di Tel Aviv e Gerusalemme», ecco il ministro degli Esteri di Ankara, Davutoglu, riaprire pure lui: «E' tempo che la rabbia faccia posto alla calma». Il nodo Gaza resta centrale: l'Egitto spalanca per qualche giorno il valico di Rafah, come fa quando la temperatura è troppo alta, ma Netanyahu chiude a ogni ipotesi di togliere il blocco navale, «è come lasciare che nel Mediterraneo ci sia un porto iraniano» [...]Francesco Battistini, il Corriere della Sera, 3 giugno 2010

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