venerdì 11 giugno 2010


Nino Randazzo


Il Comites Israele risponde al senatore Randazzo

“Le democrazie del mondo non possono restare indifferenti al micidiale colpo contemporaneamente inferto alle speranze di pace in Medio Oriente e all’onore dei governanti di Tel Aviv dalla barbarica aggressione israeliana alla flottiglia pacifista filo-palestinese con conseguente strage avvenuta in acque internazionali”. Nino Randazzo, navigato senatore del Partito Democratico e rappresentante della circoscrizione Asia-Africa-Oceania-Antartide a Palazzo Madama, aveva commentato a questo modo le drammatiche vicende riguardanti la nave di presunti pacifisti che una settimana fa ha provato ad attraccare a Gaza. Randazzo, che si era detto rammaricato per la presenza di sei cittadini italiani sulle navi "sotto attacco" e aveva sottolineato come l’Italia, per il suo posizionamento geopolitico, sia tra le nazioni più esposte in termini di sicurezza interna alle conseguenze del conflitto mediorientale, aveva rivolto un appello ai connazionali che vivono in suolo israeliano: “È impensabile che le componenti della numerosa presenza italiana in Israele, quella istituzionale e quella civile, diplomatici accreditati a Tel Aviv e a Gerusalemme, bene articolati gruppi di imprenditori e professionisti, promotori di attività culturali, Comites, Camera di Commercio, associazioni di svariato genere, non facciano pervenire all’opinione pubblica, al governo, al Parlamento, alle organizzazioni politiche d’Italia segnali d’allarme per i fatti sempre più destabilizzanti e devastanti nel conflitto israelo - palestinese e sollecitazioni per una più incisiva iniziativa di assistenza, intermediazione e pacificazione nella regione dove sono morte pietà e giustizia”. La risposta del Comites (Comitati degli italiani residenti all’estero) Israele non si è fatta attendere. Attraverso una nota in cui si evidenzia la preoccupazione “per le gravi carenze informative e interpretative” che emergono dalle opinioni espresse dal senatore, le affermazioni dell’onorevole vengono ribattute e analizzate punto per punto. Si legge nella nota: “Dal senatore Randazzo, in quanto unico rappresentante in Senato della circoscrizione Asia-Africa-Oceania-Antartide in Senato, ci attendiamo una posizione meno unilaterale, parziale e distorta dei fatti. Ci attendiamo invece una ricognizione in loco che gli permetta di verificare direttamente quali siano le condizioni dei cittadini italiani residenti in Israele, che egli rappresenta e che debbono costituire la sua massima preoccupazione”. Man mano che si procede con la lettura si constata un crescente sconcerto in chi scrive: “È ridicolo e populista il suo riferimento ai governanti di Tel Aviv, quando la sede fisica del governo e di tutte le maggiori istituzioni israeliane si trova, come è noto, a Gerusalemme”. Un passaggio assume particolare rilevanza: “Gli italiani in Israele sono una comunità di persone indipendenti, che ragionano e fanno parte di una società democratica, l'unica nel Medio Oriente, nella quale esistono diverse idee politiche. Tutti senza distinzione auspicano una pacifica, rapida e giusta soluzione al conflitto nel Medio Oriente, che tuteli l'esistenza di Israele come stato ebraico e democratico e assicuri a tutte le parti nel conflitto pieni diritti civili nei rispettivi paesi”. Viene puntualizzato che pur esistendo valutazioni differenti circa gli ultimi avvenimenti, i nostri connazionali residenti in Israele non hanno dubbi su alcune questioni. In primis che la flottiglia fosse composta da un gruppo che comprendeva non solo persone convinte in buona fede di compiere una opera umanitaria, ma anche “fiancheggiatori di organizzazioni filo-terroristiche e autori materiali di atti di terrorismo”. Il fatto che sulla nave Mavi Marmara ci fossero pugnali, spranghe di ferro, accette e armi da fuoco, è la prova che non sempre si trattava di pacifisti ma che mischiati tra loro si nascondevano anche “facinorosi mossi da motivazioni bellicose e coinvolti direttamente nella lotta del movimento Hamas contro Israele”. A cominciare da un passeggero ben noto alle forze di sicurezza israeliane: il vescovo Hilarion Capucci, incriminato nel 1974 per trasporto di esplosivi a favore dei terroristi palestinesi. Scarcerato tre anni dopo grazie ad un accordo col Vaticano che prevedeva la cessazione di qualsiasi sua attività pubblica, la presenza dell’88enne uomo di Chiesa a bordo della nave ha rappresentato, secondo gli autori del documento, “un atto di spregio agli accordi internazionali e un attentato alle intese Israele-Vaticano”. Il Comites Israele, pur deplorando qualsiasi spargimento di sangue avvenuto in seguito all'operazione, giudica il tentativo di forzare il blocco del porto di Gaza “un atto premeditato ed esplicito di guerra”. Gli abitanti di Israele, si legge al punto quattro, hanno il dovere di preoccuparsi per la propria incolumità. E questa viene assicurata “dalle azioni di contenimento e di contrattacco deliberate dal Governo di Israele”. Un messaggio viene inviato all’onorevole : “Il senatore Randazzo ha il dovere di chiedersi quale sia la sorte degli italiani in Israele sottoposti a incessanti atti di terrorismo”. C’è una cosa in particolare che non va giù al Comites: “Non abbiamo sentito con uguale insistenza la voce del senatore Randazzo in occasione dei molti atti di barbarie che si sono verificati in questi ultimi tempi nella sua circoscrizione elettorale”: Gli esempi citati sono numerosi: l'affondamento di una nave sud-coreana da parte della Corea del Nord, le centinaia di migliaia di morti in Iraq per mano di terroristi musulmani, i numerosi morti dell'OLP nel conflitto civile con Hamas, l'uccisione del vescovo di Anatolia da parte del suo autista musulmano e quella di decine di copti da parte di estremisti musulmani in Egitto, le centinaia di migliaia di morti in Algeria, la repressione dell'opposizione democratica in Iran. Al senatore viene chiesto di far sentire la sua voce anche sulla detenzione del caporale Gilad Shalit (da lungo tempo prigioniero di miliziani di Hamas e dal 2009 cittadino onorario di Roma), “a cui viene negata da ben quattro anni ogni visita da parte delle organizzazioni umanitarie internazionali”. La nota si conclude con un invito e un impegno da onorare in futuro: “Il senatore Randazzo è uomo politico di grande età ed esperienza, e sa bene che in fin dei conti sarà il responso delle urne a determinare l'opinione degli elettori italiani nei confronti della sua attività di parlamentare. Sarà onore e privilegio del Comites ospitarlo non appena vorrà compiere una necessaria e urgente visita di aggiornamento in Israele”.Adam Smulevich,http://www.moked.it/

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