sabato 18 settembre 2010



Gerusalemme

Giocare a fare i duri

La vicenda del reverendo Terry Jones, e del suo annunciato proposito (poi ritirato, ma portato a compimento da alcuni imitatori) di bruciare il Corano nella ricorrenza dell’11 settembre, impone alcune considerazioni. Riguardo al personaggio, c’è poco da dire. Più che un cretino, o un pericoloso sovversivo, un piccolo e cinico furbo, che ha saputo abilmente sfruttare il sistema mediatico per fare pubblicità alla sua minuscola congregazione, di cui fino a ieri nessuno conosceva l’esistenza, e che ora vedrà sicuramente moltiplicare i suoi adepti. I giochi ‘cattivi’ hanno sempre esercitato un sinistro fascino, anche sui bambini, e, in America, come ovunque, c’è molta gente che si annoia, e a cui piace giocare “a fare i duri”. Ciò detto, va anche sottolineato come lo straordinario rilievo dato alla notizia, che è sembrata addirittura tenere il mondo col fiato sospeso, nella paura delle prevedibili e annunciate ritorsioni islamiche - puntualmente verificatesi -, come se si fosse alla vigilia di una possibile catastrofe planetaria, ha francamente del surreale. Il Jones non ricopre nessun incarico pubblico, rappresenta solo sé stesso e, al massimo, qualche decina di ‘fedeli’, presumibilmente della sua stessa raffinatezza intellettuale. E lo stesso vale per i suoi patetici replicanti, che si sono fatti ritrarre mentre, in beata solitudine, bruciavano il Corano nel cortile di casa, a esclusivo beneficio dei fotografi. Per quale bizzarro motivo il gesto idiota di un paio di poveretti dovrebbe essere interpretato come un’ingiuria inferta da parte degli Stati Uniti d’America, nella loro globalità (imponendo addirittura l’intervento personale del Presidente), se non di tutto l’Occidente, o dell’intera ‘cristianità’? Chi mai poteva avere investito il reverendo di un così ampio e autorevole potere di rappresentanza? In tempi normali, la sparata avrebbe meritato al massimo un trafiletto in una pagina interna del Gainesville Times - tra un furto di bestiame e una rissa al saloon -, una ramanzina o una multa da parte dello sceriffo, per turbativa dell’ordine pubblico, qualche pernacchia dai vicini di casa. E invece, il nostro non solo è improvvisamente salito alla ribalta mondiale, ma si è trovato addirittura a diventare l’arbitro, con le sue scelte, dei destini del pianeta. Se ciò è accaduto, evidentemente, vuol dire che tanto normali, i tempi che viviamo, non sono. Non è normale, non è logico che si riconosca a mezzo mondo una forma di estrema e patologica suscettibilità, tanto da ritenere naturale e inevitabile un’insurrezione di massa, con violenze e uccisioni, per il gesto di pochi squinternati, arbitrariamente eletti a rappresentanti ufficiale dell’altra metà del mondo. L’ovvia considerazione, tante volte reiterata, secondo cui i terroristi non rappresentano tutti i musulmani, non vale evidentemente per gli occidentali, che, in qualsiasi momento, possono essere globalmente colpevolizzati per il singolo comportamento demenziale di un qualsiasi scriteriato. Una suscettibilità, fra l’altro, molto particolare e ‘selettiva’, dato che, quando i versi del Corano vengono usati come coreografia per filmati amatoriali, ritraenti sgozzamenti in diretta, o cose del genere, nessuno si offende.Francesco Lucrezi, storico,http://www.moked.it/

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