sabato 4 settembre 2010



Il destino di Gerusalemme divide il governo israeliano

Domani a Washington colloqui diretti di pace in Medio Oriente. Barak apre sulla divisione dellacittà, ma arriva no di Netanyahu
WASHINGTON A poche ore dall’inizio dei negoziati diretti israelo-palestinesi il ministro della difesa (e leader del partito laburista) Ehud Barak ha affrontato in maniera indipendente una delle questioni più spinose: il futuro assetto di Gerusalemme est, nel contesto di un accordo definitivo di pace fra Israele e i palestinesi. In una dettagliata intervista al quotidiano Haaretz, Barak ha spiegato che Gerusalemme ovest deve restare ebraica. Gerusalemme est dovrà invece essere spartita, su base demografica: 12 rioni ebraici, dove oggi abitano 200 mila israeliani, dovranno essere inclusi in Israele, in via definitiva, mentre i rioni arabi di Gerusalemme est (dove abitano 250 mila persone) passerebbero allo Stato palestinese. Per la Città Vecchia (dove si trovano anche i luoghi santi cristiani e islamici) e per il ’Santo Bacinò (il Monte degli Ulivi e la Città di Davide, ossia il rione di Silwan, alle pendici della Città Vecchia) dovrebbe essere messo a punto «un regime particolare, con accorgimenti concordati». Barak era premier quando nel 2000 a Camp David fu organizzato un drammatico vertice israelo-palestinese con Yasser Arafat, che si concluse con un nulla di fatto, ma dove aveva già ipotizzato la divisione di Gerusalemme. Nell’intervista ha toccato molti altri temi: fra cui la possibilità che alla fine del mese riprendano in forma limitata lavori di espansione nelle colonie in Cisgiordania. Ma la sua sortita su Gerusalemme è stata notata dalla delegazione israeliana al seguito a Washington del premier Benyamin Netanyahu. «Gerusalemme resterà la capitale indivisibile di Israele» ha seccamente replicato un anonimo dirigente al seguito del primo ministro. In realtà a quanto risulta Israele ha già intavolato con l’Autorità nazionale palestinese trattative dettagliate sulla spartizione della Città santa. Lo stesso Olmert ipotizzò nel 2008 - durante i negoziati con Abu Mazen - una divisione simile a quella enunciata da Barak e una soluzione ’internazionalè per il "Santo Bacino".Dunque, al tavolo dei negoziati, il tabù della spartizione di Gerusalemme si è incrinato da tempo. Ma sul piano delle dichiarazioni ufficiali, Israele si attiene ancora alla formula di Gerusalemme come «capitale indivisibile». Un banco di prova per Barak, che giustifica la permanenza dei laburisti al governo con la sua asserita capacità di «lavorare pazientemente ai fianchi» il leader del Likud, Benyamin Netanyahu.1/9/2010 http://www.lastampa.it/

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