domenica 5 settembre 2010



Schnabel, Jebreal e sua figlia


Schnabel-Jebreal, coppia di Miral, mostra che la pace Israele-Palestina è possibile

Il film del regista ebreo americano e della sua compagna arabaè un atto d'accusa e un elogio dell'importanza dell'istruzione
VENEZIA (3 settembre) - Nel giorno in cui a Washington riprendono i negoziati tra Israele e Palestina e si decidono i loro destini, Julian Schnabel lancia da Venezia il suo grido di pace. «Sono ottimista, e spero che tutti facciano del loro meglio, mettano loro onestà ed energia per cercare di ottenere qualcosa. Credo che Obama sia una brava persona, è importante quello che sta facendo». Il regista-pittore, accolto in concorso con "Miral", da oggi in sala anche in Italia, affronta il tema politico dei rapporti arabo-israeliani attraverso lo sguardo di una ragazzina palestinese, Miral, cresciuta a Gerusalemme Est, la cui storia personale s'intreccia con quella della propria terra.Tratto da "La strada dei fiori di Miral" (miral è un fiore rosso che cresce ai lati della stada), romanzo autobiografico della reporter palestinese Rula Jebreal, compagna di vita di Schnabel e volto conosciuto in Italia per aver condotto diversi programmi su La7 e la Rai, "Miral" è un duro atto d'accusa contro l'occupazione israeliana, ma nello stesso tempo anche un inno al potere e alla forza «dell’istruzione: dà libertà di scelta - osserva Rula Jebreal - Se non ce l'hai, resti vittima dell'ignoranza, finisci sposa a 13 anni, o manipolata da fanatici religiosi». Un film dettato dall'urgenza, assicura il regista: «Penso che questo conflitto debba terminarne al più presto. Renoir dice che al mondo ognuno ha le sue ragioni, ma quando muore un bambino, nessuna ragione è buona abbastanza. Ho sentito la responsabilità di trasformare il libro di Rula in film». "Miral", così, è anche un atto politico. «Qualsiasi cosa si faccia è un atto politico - conferma - Se dici ed esprimi qualcosa, è un atto politico. Non credo che la pittura sia decorativa o che i film siano solo intrattenimento. Io ho sentito una responsabilità verso questo argomento, e volevo anche imparare qualcosa girando il film. Non sono un politico o uno statista. Ma non so come si possa fare peggio di quello che è stato fatto finora». Anche la bellissima Jebreal, che ha collaborato al film come sceneggiatrice accompagnando Schnabel durante le riprese a Gerusalemme, Ramallah e Jaffa, sente la responsabilità della propria storia: «Ho scritto questo libro nel 2003, è dedicato ad un mentore, ad una madre, Hani Husseini, la donna-leggenda che creò la "casa" per gli orfani e i profughi. Lei mi ha messo sulla strada giusta. Ed è dedicato anche a mio padre, maestro di tolleranza. Mamma Hind in particolare aveva capito l'importanza dell'istruzione nel garantire un futuro di libertà alle donne. Ed è questa la chiave per diventare pacifista. "Miral" è la storia di una terra grande e di una ragazzina piccola che cresce e sopravvive a conflitto così devastante perché qualcuno la può aiutare. Molte ragazzine oggi aspettano un aiuto come Miral». Non è stato facile, per lei, tornare indietro, ripercorrere la propria storia, quella della sua famiglia (la madre è stata stuprata da ragazzina dal patrigno), «sono state scelte dolorose ma obbligate: per guardare il mio futuro dovevo guardare il mio passato. E questo per me è stato motivo di guarigione».Girato in inglese, «perché così può raggiungere pubblico molto più ampio e più vasto», "Miral" è stato acquistato anche in Medio Oriente: «Lo vedranno pure in Israele», conferma il pittore/regista. Non era affatto scontato. «Da ebreo-americano avevo bisogno di rileggere la storia di questo dannato conflitto da un altro punto di vista. Un conflitto che ancora oggi non mi so spiegare, perché se i valori che il padre di Rula diede alla figlia sono gli stessi che mi ha trasmesso il mio, vuol dire che ebrei e palestinesi non sono poi tanto diversi».http://www.gazzettino.it/

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