venerdì 1 ottobre 2010


E’ il presidente o uno sceicco hezbollah?

Il presidente del Libano, Michel Suleiman, ha sferrato un attacco violento contro il corpo di spedizione Unifil usando la stessa terminologia di Hezbollah. “Le forze dell’Unifil non costituiscono un deterrente sufficiente alle violazioni israeliane – ha detto Suleiman – Si limitano a soddisfare i dettami della risoluzione Onu 1.701 soltanto dalla parte libanese del confine, mentre Israele continua a occupare le fattorie di Shebaa e la nostra parte del villaggio di Ghajar, viola quotidianamente la sovranità libanese e crea reti di spionaggio. Unifil gestisce l’arroganza israeliana nei confronti dell’esercito libanese in modo del tutto criticabile”. Suleiman, già capo dell’esercito, ha contestato anche il Tribunale speciale dell’Onu che deve trovare gli assassini dell’ex premier Rafik Hariri, sostenendo, come fa anche Hezbollah, che “ha perso credibilità e deve evitare ogni politicizzazione”. Da un lato, questi attacchi alle organizzazioni dell’Onu segnalano che Hezbollah ha il controllo delle Forze armate e delle istituzioni politiche libanesi, allineate ormai alle posizioni più oltranziste di Iran e Siria. Dall’altro, confermano il fallimento delle aperture di Stati Uniti, Francia e Unione europea nei confronti di Damasco. Le dichiarazioni di Suleiman fanno presagire nuovi, probabili aggressioni contro Israele se le trattative in corso con l’Autorità nazionale palestinese riprenderanno quota – o nel caso in cui il Tribunale dell’Onu arresti i dirigenti di Hezbollah implicati nell’assassinio di Hariri. Tutto avviene mentre Suleiman – che è stato capo delle Forze armate – disattende la risoluzione 1.701 dell’Onu, quella che impone il disarmo di Hezbollah. Saggiamente, Unifil non ha risposto alle parole del presidente libanese. Non è saggio, al contrario, il silenzio dell’Onu e dei governi europei, in primis quelli di Italia e Francia: i duemila militari di Unifil sono stati indicati da Suleiman come complici di Israele e questo in Libano significa il via libera a provocazioni e attacchi. Il FOGLIO, 30/09/2010

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