sabato 9 ottobre 2010

Giorgio Albertazzi

"A Roma maratona bipartisan per Israele"

Corriere della Sera, 8 ottobre 2010 di Andrea Garibaldi
ROMA — Fuori, su piazza di Pietra, c’è uno schermo che rimanda un messaggio di Roberto Saviano: «Cerco di sperare che in Italia — destra, sinistra, centro, comunque la si pensi — si possa parlare con maggiore cognizione, profondità. La mia verità su Israele si nutre di questo: si nutre del ragionamento contro la delegittimazione di una cultura e di un popolo».Dentro, nel magnifico Tempio di Adriano, c’è un parterre difficile da mettere assieme. Cicchitto e Fassino, Giovanna Melandri e Mara Carfagna, i finiani Della Vedova e Barbareschi accanto ai berlusconiani Quagliariello e Frattini. Giuliano Ferrara e il radicale Bordin, Francesco Rutelli, il sindaco Alemanno.Tutti convocati, dalla giornalista e deputata Pdl Fiamma Nirenstein, per una maratona oratoria titolata «Per la verità, per Israele». Nirenstein spera per il Medio Oriente in una soluzione «due Stati per due popoli», ma vuole difendere Israele dai boicottaggi promossi nel mondo, dalle risoluzioni Onu di condanna, dalle «menzogne che trattano Israele come un prepotente fuorilegge, la cui vita dunque non vale niente».Vanno al microfono, in piedi, durata massima dell’intervento 5 minuti, decine e decine di persone e personaggi, fino a notte fonda. La piazza è presidiata dalla polizia, che verso sera respinge un piccolo gruppo di manifestanti con le bandiere nero-rosso-verdi palestinesi. Da Gerusalemme arriva un messaggio del primo ministro israeliano Netanyahu: «I nostri nemici non vogliono riconoscere il nostro diritto all’autodifesa. Molti in Europa hanno dimenticato che Israele e l’Europa condividono valori primari come la libertà individuale, i diritti civili delle minoranze, delle donne, degli omosessuali...». Berlusconi invia un messaggio: «Tutelare i valori e l’identità di Israele significa difendere i nostri stessi valori». E un messaggio invia Fini, che parla del «silenzio assordante» sulla vicenda del caporale israeliano Shalit, prigioniero da quattro anni. Aderisce da lontano anche Veltroni, che esorta a «contrastare le insidie di un antisemitismo fatto di insinuazioni».Va al microfono Aznar e ribadisce: «Ogni problema di Israele è un problema di tutti noi». «Noi non vogliamo distruggere lo Stato palestinese — grida Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana —. Noi vogliamo due popoli in due Stati». Però: «Il processo di pace deve andare avanti nonostante l’allargamento delle colonie. Perché un arabo deve vivere tranquillamente a Gerusalemme e un israeliano non può vivere in quei territori? Le colonie crescono, perché nascono nuovi figli...». Paolo Mieli è sintetico: «Israele ha sempre vissuto in pericolo di vita. Dobbiamo batterci contro le menzogne di cui sono infarcite le critiche al governo israeliano». E Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere della Sera, ricorda certe lezioni che si tengono a Scienze Politiche, università di Teramo, dove si mettono in discussione l’Olocausto e i sei milioni di vittime fra gli ebrei. Giorgio Albertazzi legge l’"Arringa per la mia terra" di Herbert Pagani.Nei giorni scorsi il movimento "Jcall" (Henry Lévy, Finkielkraut e 7000 ebrei europei) ha affermato che difendere lo Stato ebraico non significa tacere le responsabilità del governo Netanyahu e ha dubitato che aderire alla maratona romana fosse il modo migliore per esprimere solidarietà ad Israele. Nirenstein ha invitato anche "Jcall" a piazza di Pietra.

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