Parla David Grossman: all'autore israeliano assegnato il Premio per la pace 2010 alla Fiera di Francoforte
domenica 10 ottobre 2010
«Il mio dovere di uomo e di scrittoreè ricordare che la pace è possibile»
Parla David Grossman: all'autore israeliano assegnato il Premio per la pace 2010 alla Fiera di Francoforte
FRANCOFORTE - «Non c'è nessuna legge divina che ci impone di vivere sempre in guerra. Non c'è nessuna legge che ci impone di pensare che questa situazione sia normale. Eppure ormai vedo che molti si sono abituati a vivere e a credere in questa visione distorta delle cose. Il mio dovere come uomo, come scrittore è insistere a ricordare a tutti che la pace è possibile, a praticare un massaggio delle menti di chi mi legge, di chi mi ascolta». Parla così David Grossman, lo scrittore israeliano vincitore del Premio della pace 2010, assegnato dai librai tedeschi durante la Fiera di Francoforte. David Grossman in una foto d'archivio (Epa)Il suo ultimo romanzo, «A un cerbiatto somiglia il mio amore» (tradotto da Mondadori nel 2009) esce ora in Germania. È il libro che Grossman aveva cominciato a scrivere prima della morte del figlio durante gli ultimi giorni della guerra in Libano, 2006. Per un po' di tempo aveva smesso di scrivere, poi lo aveva ripreso lasciando che la storia (una madre che vuole andare in un posto lontano per non essere raggiunta dalle notizie sul figlio in guerra) esprimesse il suo stato d'animo. Molte le domande politiche durante la conferenza stampa. A chi gli chiede dei coloni e degli insediamenti nei territori, Grossman ripete quello già tante volte detto: «Sono un problema e un pericolo non solo per la pace ma anche per Israele. Delegittimano l'esistenza di Israele, ingannano chi si adopera per la pace. Ma non c'è solo quello tra i problemi - ha aggiunto - C'è il fatto che i paesi arabi non hanno mai accettato l'esistenza di Israele, ed educano i loro figli nella demonizzazione di Israele in modo tale da farli crescere nel pensiero di distruggere il paese». Anche se - ha detto - «non condivido quasi niente di quello che fa il governo israeliano, non voglio lasciare il mio paese. È la mia casa, il luogo dove non mi sento straniero. Per una così grande parte della sua storia il popolo ebreo si è sentito straniero, qui finalmente ha trovato la sua casa. E se oggi volessimo davvero impegnarci, potremmo anche realizzare la pace». 08 ottobre 2010 http://www.corriere.it/
Etichette:
Abbiamo scelto.....
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento