giovedì 28 ottobre 2010


Vendola rischia e gela la platea di sinistra parlando di Chiesa e Israele

Qualche giorno fa Nichi Vendola ha tenuto il suo discorso al congresso di Sinistra Ecologia e Libertà. Si è trattato di un passaggio politico importante, degno di essere commentato. Fausto Bertinotti, già segretario di Rifondazione Comunista e presidente della Camera, lo ha definito "una cosa bellissima e anche molto coraggiosa ed emozionante". Che la strategia politica di Vendola sia efficace - e che la sua efficacia sia stata legata fino a questo momento nella sua capacità di dare al popolo della sinistra radicale un volto e delle emozioni - non ci sono dubbi. Ma Bertinotti ha detto bene: il discorso di Vendola è stato anche coraggioso, per molte ragioni. Vorremmo segnalarne, in questa sede, due.La prima riguarda il rapporto tra la sinistra italiana e la fede. Citando Gramsci, Vendola ha invitato a non riproporre il modello ottocentesco della contrapposizione tra la laicità e la religione. L'assemblea, pronta a scroscianti applausi di fronte ai passaggi più scontati del discorso di Vendola, è rimasta fredda. Ma il coraggio del leader di Sinistra, Ecologia e Libertà si può misurare proprio dalle parole, nette e decise, con cui ha rivendicato il dovere di aprire la politica alle ragioni del mondo religioso, in una pratica di dialogo e di ascolto che non ci è sembrata semplice paccottiglia buonista. Ed è per questa ragione che, quando Vendola ha evocato le ragioni della fede come fonte di ispirazione della sua attività politica, il suo intervento ha toccato i cuori di un uditorio fino a quel momento titubante.Il secondo passaggio, cruciale, con cui Vendola si è smarcato dai luoghi comuni della sinistra radicale, è quello che riguarda la crisi israelo-palestinese. In questa parte del discorso, Vendola ha invitato a non percorrere i luoghi comuni anti-israeliani, rivendicato con chiarezza il diritto israeliano alla sicurezza e mettendo in guardia il proprio uditorio dalla malattia delle parole capaci di scivolare rapidamente versto il mostro dell'antisemitismo. Anche in questo caso, l'assemblea non si è spellata le mani: conferma ulteriore del coraggio del leader, capace di andare controcorrente. Ci sarebbero altre cose da segnalare nel discorso di Vendola, ma bastano questi due punti - il rapporto aperto tra religione e politica; la presa di posizione contro gli scivoloni antisemiti quando si parla della crisi mediorientale - per avere l'impressione che qualcosa sta mutando nella storia della sinistra italiana.di Andrea Bellantone 27 Ottobre 2010, http://www.loccidentale.it/

Nessun commento: