giovedì 2 dicembre 2010


Una principessa araba in Israele

Sembra una favola, ma è la realtà: quando si tratta della propria salute anche le ideologie possono essere superate. Così una principessa di un Paese del Golfo Persico si è recata in Israele per sottoporsi ad una complicata operazione al cuore. Pare che la paziente abbia insistito per potersi curare presso un ospedale israeliano, che per motivi di sicurezza non è stato reso noto, designato dai suoi medici quale il migliore per questo tipo di operazione. Così è iniziato l'iter che ha portato la principessa araba nel nosocomio del Paese “infedele”: un medico druso che ha lavorato in Europa e il primario di un ospedale del nostro continente hanno contattato il parlamentare druso del Likud Ayoub Kara, chiedendogli aiuto per far entrare la principessa in Israele, visto che tra i due Paesi non ci sono relazioni diplomatiche. Dopo averne parlato con il ministro degli Interni, Kara ha potuto assicurare un visto alla paziente che è arrivata accompagnata dal marito e dal suo medico personale. Dopo un controllo generale martedì scorso è stata operata. L'esito non è stato reso noto al momento, ma come il detto “nessuna nuova buona nuova” fa supporre, è probabile che sia andato tutto per il meglio. Il marito della donna, anch'egli membro della casa reale, è considerato una figura chiave nel suo Paese. Se sua moglie si riprenderà, egli ha promesso, avvierà un progetto per costruire un grande centro ospedaliero per accogliere pazienti da tutto il mondo arabo e per questo si farà aiutare dai medici israeliani. Soddisfatto anche Kara che vede nella medicina un importante ponte per avvicinare il mondo arabo ad Israele specialmente visto il fatto che negli ultimi anni sempre più arabi hanno usufruito di cure israeliane e sono consapevoli dell'alta qualità di queste ultime. “È un altro gesto umanitario che mostra i veri valori dello Stato di Israele – conclude Kara – Episodi come questi possono aiutare a portare la pace, poiché essa non è raggiunta solo con pezzi di carta, ma con relazioni umane positive tra le nazioni”. di ELENA LATTES , 30-11-2010 http://www.agenziaradicale.com/

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