sabato 5 febbraio 2011


Israele sarà di nuovo circondato dai suoi nemici? - L’ANALISI

Israele è senza dubbio il Paese che guarda con maggiore apprensione alla crisi egiziana per ovvie ragioni legate alla sua sicurezza. Il premier Benjamin Nethanyahu nei giorni scorsi ha sollecitato invano Stati Uniti ed Europa a non abbandonare Hosni Mubarak, il cui regime è visto come un elemento di stabilità a Gerusalemme. Gli ambienti politici e gli analisti strategici israeliani sembrano però ormai rassegnati all’inevitabile cambiamento al Cairo e invitano l’Occidente a sostenerlo per garantire la nascita di un sistema democratico e liberale impedendo che il Paese arabo cada nelle mani dei gruppi islamisti.I motivi sono evidenti e del resto il ritorno dell’Egitto tra gli stati nemici di Israele riporterebbe il mondo, non solo il Medio Oriente, indietro di trent’anni, a prima degli accordi Camp David.Il Sinai, regione già resa instabile dal controllo che Hanas esercita sulla striscia di Gaza (dove oltre alle cellule di al-Qaeda sono arrivati anche consiglieri militari iraniani), potrebbe tornare ad essere “prima linea” di un confronto militare così com’è oggi la Blue line che divide la galilea israeliana dal Libano.Finora il governo egiziano ha contrastato Hamas a Gaza e combattuto i gruppi terroristici che in Sinai hanno colpito negli anni scorsi anche le località turistiche. I Fratelli Musulmani (al momento l’unica formazione politica dell’opposizione egiziana a disporre di una solida base sociale/elettorale e ad essere ben ramificata sul territorio) hanno però buoni rapporti con Hamas e non sono certo amichevoli con Israele.Nonostante gli accordi di pace di Camp David la società egiziana è rimasta fortemente anti-israeliana e le autorità del Cairo, moderate sul palcoscenico internazionale, in politica interna non hanno mai risparmiato atteggiamenti e slogan anti-israeliani al punto che la propaganda ha ridimensionato sui giornali e nei libri di testo scolastici le numerose e sonore sconfitte rimediate contro le truppe israeliane nelle quattro guerre combattute dal 1948 al 1973.L’ultima, quella dello Yom Kippur combattuta nell’ottobre 1973, viene addirittura definita una vittoria dall’Egitto nonostante l’armistizio abbia fermato i carri armati israeliani a meno di 100 chilometri dal Cairo e 40 da Damasco.Al Cairo molti manifestanti hanno criticato il regime di Mubarak anche per i rapporti pacifici con Israele al punto che tra le immagini del raìs mostrate dai manifestanti alcune recavano la Stella di David dipinta sul viso del presidente.Non è poi così incredibile uno scenario che veda Israele minacciato a nord dagli iraniani e da Hezbollah in Libano, a est dalla Siria e da attacchi missilistici da Teheran e a sud da Hamas e dalle forze egiziane. Una situazione esplosiva che sul piano strategico costringerebbe Israele ad attaccare per primo perché lo stato ebraico non dispone della necessaria profondità geografica per difendersi da un attacco congiunto su più fronti. Israele tornerebbe ad avere la necessità strategica di controllare uno “spazio vitale” indispensabile a garantire la propria difesa territoriale controllando cioè le alture del Golan (che Israele presidia dalla Guerra dei sei giorni del 1967), il Libano meridionale fino al fiume Litani (dal quale gli israeliani si ritirarono undici anni or sono), l’intera Cisgiordania e la Penisola del Sinai, attualmente semi-smilitarizzata e controllata dalla forza internazionale MFO Una condizione che annullerebbe i frutti di trent’anni di negoziati di pace e le speranze di chiudere la crisi arabo-israeliana in atto dal 1948. Per ora è solo uno scenario tra i tanti che gli strateghi israeliani stanno valutando.di Gianandrea Gaiani http://blog.panorama.it/ 2 Febbraio 2011

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo la difesa di Mubarak è indispensabile, aiutiamolo a cambiare l'Egitto ma sosteniamolo perchè con i fratelli mussulmani in attesa ... c'è poco da stare allegri

Chicca Scarabello ha detto...

Io invece vorrei che Mubarak andasse a casa e che si instaurasse un regime democratico che potrebbe essere d'esempio per tutti gli altri regimi dittatoriali dell'aerea Chicca