mercoledì 23 febbraio 2011
Voci di muto amore, Yehoshua Kenaz
Ed:Giuntina, Traduttore:Alessandro Guetta Anno: 2006 Recensione di Giusi Meister
Questo libro di Kenaz celebra la meraviglia del nitore.Ogni personaggio sembra appena scolpito nella carne, e ogni moto dell’anima è aria viva. Si vede che Kenaz è stato lo scrittore che ha introdotto nella letteratura israeliana la narrativa intimista e la vasta visione del mondo interiore, superando così la romanzistica di contenuto meramente politico.Un libro sulla vecchiaia, questo di Kenaz, ovvero su uno dei più grandi tabù dei nostri tempi.Lo sappiamo bene che la vecchiaia non è di moda, e che l’egoismo e l’autoreferenzialità sono la cifra dozzinale dei nostri tempi, come le iniziali preconfezionate sulle camicie.Kenaz sa descrivere il deserto rovente della solitudine come pochi altri, e fa di quegli spazi vuoti la cassa di risonanza della condizione esistenziale di base di ogni essere umano.Ognuno fa vibrare il vuoto in modo differente, e la signora Moskovitz, chiusa nel suo inferno narcisistico, sarà in assoluto il più bel ritratto di vecchia egotica e autocentrata in cui vi sarete imbattuti per un bel pò di anni a venire.Se poi vi doveste chiederete perché mai compiere questa lettura un pò disturbante per la tranquillità del pensiero, la mia risposta è che vi troverete proiettati in un cono di luce. Kenaz illumina gli spazi bui, gli anfratti polverosi, i vicoli ciechi della coscienza con lucida e luminosa compassione. Ché la compassione non è buonismo, ma umana vicinanza di carne e sangue. Kenaz, nei suoi libri, consente solo al tempo di essere Giudice, mentre all’uomo chiede di essere vicino all’uomo perché ne condivide la stessa sostanza.Trama:La signora Moskovitch e Paula la smemorata, il pittore Dagan e Fichman il pazzo sono alcuni tra i protagonisti di questo romanzo, tutti anziani ospiti di una casa di cura nei pressi di Tel Aviv. Qui, tra i corridoi e le camere, si rispecchiano con grande potenza i disagi e le paure di persone vecchie e malate, abbandonate alla propria solitudine, alla mercé di qualunque sfruttatore, costrette a una nervosa attesa dell’ultima chiamata. Il tempo è dilatato in uno spazio infinito di ricordi e di rimorsi, i rapporti umani segnati dalla condizione insostenibile di non essere più indipendenti, i desideri personali relegati a particolari insignificanti, ultimi simbolici resti di vite ormai spese. Voci di muto amore è un affresco portentoso della vecchiaia, una descrizione lucida e sconvolgente di uomini e donne schiacciati dall’insostenibile peso degli anni. E, al tempo stesso, è una forte denuncia di una società indifferente ed egoista, ormai priva del sentimento della compassione. 22 febbraio 2011 http://bibliotecadisraele.wordpress.com/
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