mercoledì 16 marzo 2011


Non facciamo come gli struzzi

La strage di Itamar, dove sono stati sgozzati cinque coloni tra cui tre bambini, è servita a riportare in prima pagina il terrorismo di stampo palestinese. L’Europa, però, fa finta che il problema non esistaIn Israele alcuni giornali hanno pubblicato le terrificanti foto della strage avvenuta lo scorso fine settimana in una città della Samaria che il mondo conosce con il nome di “colonia”, ossia Itamar. Dare del “colono” a un israeliano è la scorciatoia più facile per giustificare, anzi per legittimare il suo assassinio: se l’è cercata. Per aprire gli occhi alle anime belle che continuano a vedere il terrorismo islamico di buona parte delle formazioni armate palestinesi come una variabile del conflitto medio orientale, avremmo potuto pubblicare le stesse foto apparse sui giornali israeliani, ma data la loro durezza preferiamo evitare. Questa strage - tre bambini più il padre e la madre, praticamente tutta la famiglia Fogel, sgozzata nel sonno da un paio di “eroici militanti della jihad”, come sono stati subito definiti a Gaza dai maggiorenti di Hamas, che hanno anche distribuito dolcetti e the alla popolazione per festeggiare il lieto evento, mentre va dato atto che Abu Mazen a l’Anp ieri, solo ieri, hanno condannato timidamente l’episodio - ha una motivazione che se possibile è ancora più ignobile delle stesse modalità usate per compierla: fare ritornare in prima pagina la causa palestinese, del tutto dimenticata e anzi lasciata a sé stessa dal resto del mondo arabo. Che almeno nella cosiddetta rivoluzione dei gelsomini della Tunisia sembra avere prediletto il metodo non violento, pur con tutte le contraddizioni che si conoscono. Gli eroi palestinesi hanno aspettato che dormissero, poi sono entrati e li hanno sgozzati: Udi e Ruthi Fogel e i loro tre bambini, Hadas di tre mesi, Elad di tre anni e Yoav di undici anni. Insomma si uccidono tre bambini, una delle quali di tre mesi, e due genitori, per dire “ci siamo anche noi”. E lo si fa con metodi da serial killer che ricordano quelli di Satana Manson nel 1968 a Bel Air nella strage in cui fu uccisa Sharon Tate, la seconda moglie del regista Roman Polanski. Tra parentesi in Italia ci sono giornali come “La Repubblica” che a questa strage hanno dato un rilievo quasi nullo e quindi la voglia di pubblicare quelle foto che sono come un pugno nella bocca dello stomaco era ancora più sentita. Senonché. ci siamo messi nei panni dei superstiti della famiglia Fogel, che da ebrei ortodossi avrebbero certamente gradito che le immagini macabre della loro stessa morte fossero state risparmiate ai posteri e quindi abbiamo soprasseduto. Rimane lo sdegno per chi, nella dirigenza della lotta armata palestinese, i macellai delle Brigate dei martiri Al Aqsa, ha pianificato un simile e vigliacco gesto pur di tornare in prima pagina. E anche per i tanti giustificazionisti anti israeliani europei e di casa nostra che mettono sullo stesso piano un delitto deliberato e un raid antiterrorismo su Gaza in cui può morire, ma solo per sbaglio, anche un bambino palestinese. In una terribile ma verissima vignetta di qualche anno fa, ai tempi della infame seconda intifada, era rappresentata perfettamente la differenza tra i bambini che muoiono tra i palestinesi e quelli che muoiono tra gli israeliani: nella prima immagine della striscia si vedeva un guerrigliero con una carrozzina da neonato messa davanti come a scudo di protezione dietro cui ripararsi e sparare, nella seconda immagine un soldato israeliano che invece davanti alla carrozzina con dentro un bambino ci si piazzava lui per proteggerla. A volte le vignette da sole raccontano tutta la storia di fenomeni così complessi come le infinite guerre arabo israeliane. E d’altronde la mitica Golda Meir solleva dire che il conflitto sarebbe cessato “quando gli arabi impareranno ad amare i loro figli più di quanto non odino noi”.Dopo sessanta anni di ammazzamenti questo nodo, che distingue i torti e le ragioni, non è stato ancora sciolto e il massacro di questa inerme famiglia di “coloni”, come li definisce con disprezzo una buona parte della stampa di sinistra italiana ( ma anche di quella cattolica e di quella post fascista), ne è l’ultima tragica testimonianza. E la cosa peggiore di tutte è che in Europa e in Italia queste notizie si nascondono, queste foto si preferisce non vederle mentre le campagne para naziste di boicottaggio dei beni di consumo israeliani o gli assurdi paragoni tra l’apartheid sudafricano e quello, del tutto inventato, degli israeliani nei confronti dei palestinesi continuano ad attirare sempre più giovani e meno giovani. Gente che ha smarrito da tempo la bussola tra il bene e il male o che subdolamente se ne frega per non tradire la propria ideologia anti occidentale. D’altronde anche il professor Roberto Vecchioni che ha vinto Sanremo con una canzone vagamente anti berlusconiana è lo stesso che tempo fa aveva dato scandalo con un’altra canzone dedicata a un kamikaze palestinese. Le scorciatoie mediatiche al successo sono sempre le stesse. Dimitri Buffa http://www.opinione.it/15 Marzo 2011

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