giovedì 3 marzo 2011


YOSEPH COLOMBO

Il preside Colombo nella presidenza del Berchet, in una foto a cavallofra gli anni cinquanta e sessanta.
Yoseph Colombo nacque a Livorno il 21 novembre 1897, dal rabbino Samuele Colombo. Si formò nell'ambito della comunità ebraica livornese, ed arrivò a diciotto anni al primo titolo rabbinico nel Collegio rabbinico di Livorno, e risentì fortemente dell'insegnamento dell'ultimo cabalista ebraico italiano, Elia Benamozegh, che era con suo padre stato a capo della Comunità di Livorno, e del cui pensiero, che illustrerà in seguito con numerosi ed importanti studi, fino ad arrivare alla pubblicazione delle parti della "Teologia" lasciate inedite dal Benamozegh, egli fu l'unico autentico conoscitore in Italia. Si laureò a Pisa nel 1920 con Giovanni Gentile. Insegnante e poi preside al Liceo "Roiti" di Ferrara dal 1922 al 1938, ben presto concentrò la sua attività sul programma della realizzazione della scuola ebraica italiana, e con una relazione al IV Convegno giovanile ebraico di Livorno nel 1924 sul "Problema della scuola ebraica in Italia", egli espresse già con grande chiarezza il principio che sempre lo animò nella sua opera: solo fondando e potenziando la scuola ebraica, la comunità italiana può scongiurare il pericolo di una completa assimilazione, cioè a dire della sua scomparsa. Ma per fondare una buona scuola occorrono buoni maestri. Vorremmo citare qui le sue parole al riguardo, certi che lo ispirarono anche durante la sua guida del Liceo Berchet:"E' il maestro che fa la scuola. E' il maestro che attua tutte le riforme di questo mondo, che le manda a monte se è inetto, che le realizza se è capace. Non che non si trovino individui, tanto maestri che maestre, ebrei ed ebree, che siano disposti ad accettare incarichi di insegnamento nelle nostre scuole; ma essi non possiedono quella figura che vorremmo; per insegnare in una scuola come quella che abbiamo or ora delineato, così diversa dalle altre scuole del paese, ci vogliono, è evidente, maestri diversi che sappiano quello che sanno e devono sapere gli altri maestri, più qualche altra cosa, e ciò in perfetta armonia. Per insegnare nelle scuole ebraiche ci vogliono in primo luogo buoni ebrei..."La sua presenza a Ferrara fu resa impossibile dalle leggi razziali del 1938, che lo costrinsero ad abbandonare la presidenza del Liceo "Roiti". Venuto a Milano, egli di buon grado accolse la proposta (fattagli all'uscita dal tempio la sera di Kippur del 1938 da Mario Falco) di fondare la scuola ebraica milanese di via Eupili, che fiorì sotto la sua guida ed offrì a molti giovani la forza e la consapevolezza per affrontare le burrasche che di lì a poco si sarebbero scatenate sulle loro teste. Naturalmente il periodo che va dal '38 al '43 fu un periodo fondamentale per la scuola ebraica milanese, che annoverò fra i primi insegnanti personaggi di rilievo nella vita culturale cittadina. Terminata la bufera della guerra di liberazione, Yoseph Colombo fu nominato al Liceo Berchet quale successore di Untersteiner, e, come abbiamo già accennato nel cappello introduttivo a questa stessa pagina, ne restò alla guida fino al 1967. Egli non volle tuttavia abbandonare i suoi amati studi ebraici, ed insegnò lingua e letteratura ebraiche alla Bocconi durante tutto il periodo della presidenza al Berchet.Le testimonianze che seguono daranno un quadro chiaro del carisma che il preside Colombo aveva, e dell'atmosfera che regnava al Berchet sotto la sua presidenza. Prima di presentarvele, una riflessione: la volontà di congiungere un atteggiamento di ortodossia alle tradizioni ebraiche con la più totale apertura al progresso delle scienze umane e alle conquiste della ragione sono certamente alla base del fascino che la sua persona sapeva e poteva emanare. E' così che Colombo giungeva ad affermare la natura perfettamente laica dell'ebraismo ed il conseguente necessario carattere laico di una scuola ebraica, e a maggior ragione di una scuola statale italiana. Una posizione che sicuramente scaturiva da una base storico culturale di perfetta integrazione col patrimonio italiano ed europeo, vissuta in perfetta armonia con le origini ebraiche.http://www.liceoberchet.it/

Rabbino capo Alfonso Arbib ha ricordato che "Colombo aveva una concezione peculiare del suo ruolo e del ruolo dell’educatore», spiega Arbib. «Diceva di applicare un’educazione ebraica, di esercitare l’ebraismo applicato, volendo intendere con ciò che alcuni elementi dell’ebraismo sono valori universali, in qualche modo laici. La laicità di Colombo consisteva appunto nello sviluppo dello spirito critico. I ragazzi non sono vasi da riempire di nozioni, ma piuttosto pianticelle da far germogliare in modo che sviluppino la loro creatività e personalità. È compito dell’educatore trasmettere valori ed esempio personale, seminare e aspettare che i ragazzi fioriscano. L’esercizio dello spirito critico è un valore ebraico e universale».http://www.mosaico-cem.it/

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