giovedì 7 aprile 2011


Juliano Mer-Khamis, arabo-israeliano e artista per la coesistenza ucciso dai terroristi di Jenin E' stato assassinato da un commando di sicari senza volto nel campo profughi della cittadina palestinese dove lavorava. Juliano Mer-Khamis, di padre arabo e madre ebrea, attore e direttore del Teatro della Libertà di Jenin (Cisgiordania) pagato con la vita il suo impegno per la convivenza . Secondo i media locali l'automobile su cui Mer-Khamis era appena salito è stata centrata da cinque proiettili sparati da almeno due aggressori, a tutt'oggi non identificati. Autore anche del celebre documentario 'Arna's Children', Mer-Khamis aveva fondato il teatro di Jenin insieme con Zacharia Zbeidi, l'ex comandante locale delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, braccio armato di Fatah dai tempi della Seconda Intifada. Negli ultimi mesi sembra avesse ricevuto minacce da ambienti islamico-radicali che non vedevano di buon occhio la sua origine, né la sua attività artistica di stampo secolare. “La polizia palestinese ha compiuto una ventina di arresti nel tentativo di identificare gli assassini”, ha affermato Zacharia Zbeidi a Radio Gerusalemme e “l'eliminazione di Mer-Khamis è stata voluta da un gruppo molto organizzato, o forse addirittura da uno stato straniero". Ancora Zbeidi ha escluso che il regista-attore - che quando era a Jenin viveva nella sua abitazione, con la moglie e il figlio piccolo - possa essere stato ucciso per ragioni di carattere personale. Radio Gerusalemme ha aggiunto che a Jenin la polizia palestinese ha arrestato un attivista di Hamas, che è stato sottoposto a un interrogatorio in proposito. Il premier dell'Anp, Salam Fayyad, ha condannato l'uccisione a nome di tutto il popolo palestinese. E in Italia pochi giornali hanno dato spazio alla notizia, fra questi la Repubblica e il Corriere della Sera. Alcuni dei nostri lettori ne sono rimasti delusi, fra gli altri, Fiammetta Bises del Gruppo Martin Buber di Roma, che ha scrive affermando: “Mi sorprende il totale silenzio circa la barbara, inconcepibile, truce, infame, indescrivibile uccisione di un personaggio quale Mer-Khamis, uomo israelo-palestinese con residenza a Haifa e a Jenin, autore e attore teatrale di enorme valore artistico, umano e morale. Tutto il mondo ne parla, Le Monde online ne porta una pagina intera, Haaretz e immagino il resto della stampa israeliana pure, ma la stampa ebraica italiana no; come mai"? Nel notiziario quotidiano l'Unione informa di ieri il professor Ugo Volli scriveva commentando la rassegna stampa: “Argomento significativo - ha scritto - è l’esecuzione da parte di terroristi palestinesi dell’attore pacifista di madre ebrea e padre palestinese Mer-Khamis che aveva aperto il Teatro della Libertà a Jenin. Che gli assassini siano terroristi palestinesi e non genericamente 'estremisti' (Francesco Battistini sul Corriere della Sera) o 'integralisti' (Fabio Scuto su Repubblica) in questi pezzi non viene assolutamente sottolineato; eppure è un tema importante, perché mostra che essere davvero pacifisti (non “utili idioti” che lottano contro Israele con altri mezzi, ma volere davvero la pace) nei territori palestinesi costa la vita. In particolare impressiona il silenzio dei 'pacifisti' a senso unico della sinistra, che si considerano repressi sempre e solo da Israele, dove sono liberi di organizzarsi e manifestare”. Sul Corriere Francesco Battistini, denuncia: “Cinque colpi annunciatissimi” e nel suo articolo si domanda “che cosa l'abbia fregato”, probabilmente la satira contro la resistenza armata, che gli aveva procurato non poche minacce di morte”, afferma. Ma solo in chiusura del suo pezzo diventa chiaro ed evidente il movente dell'omicidio di colui che si autodefiniva 'al cento per cento israeliano e al cento per cento palestinese', e a fare chiarezza è lo stesso Mer-Khamis, di cui vengono riportate le confessioni fatte più volte ai giornalisti in occasione delle aggressioni e delle minacce subite qualche tempo fa (come l'incendio del suo Teatro): “Li fa impazzire il fatto che un mezzo ebreo sia a capo di uno dei più importanti progetti della Cisgiordania - aveva confessato Mer-Khamis ai giornalisti - Razzisti ipocriti. Non sono mai stato così ebreo come da quando vivo a Jenin”. E ancora: “Dopo tanta fatica sarebbe davvero una sfortuna morire per una pallottola palestinese”. E Battistini rileva: “Ora piovono condanne del premier palestinese Salam Fayyad 'non possiamo tacere davanti a simili crimini', ma quando i jihadisti l'avevano accusato d'essere 'una quinta colonna' dei servizi israeliani e avevano distribuito volantini contro i suoi spettacoli immorali, la minaccia era già scritta: 'Se le parole non aiuteranno, dovremmo parlare con le pallottole' e nessuno gli aveva dato protezione”. “La situazione a Jenin - afferma dal canto suo la Repubblica - sotto una calma apparente nasconde una grandissima tensione fra i gruppi palestinesi: gli integralisti cercano di imporre una islamizzazione forzata”. Valerio Mieli http://www.moked.it/

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