venerdì 8 aprile 2011



Razzo di Hamas colpisce scuolabus. Altro giorno di guerra tra Gaza e Israele È stata, per fortuna, una strage sfiorata. Ma quel ch’è successo contribuisce a riportare in primo piano la paura, la tensione e il terrore. E ricorda agl’israeliani i periodi delle esplosioni nei mezzi di trasporto pubblico. Un sofisticato razzo anti-carro sparato dalla Striscia di Gaza verso il deserto del Negev israeliano ha centrato uno scuolabus nei pressi del kibbutz Nahal Oz. Un ragazzo di 16 anni è rimasto ferito in modo grave. Ma poteva essere la miccia di un conflitto armato senza precedenti. Perché il missile ha mancato di pochi minuti un gruppo di altri 30 studenti, scesi alla fermata prima. Un attacco senza precedenti che ha spinto l’amministrazione americana a condannare l’atto e ad alzare la voce con l’Autorità nazionale palestinese. Israele, invece, ha fatto quel che di solito fa in questi casi: rappresaglie, dalla terra e dal cielo, sul confine con la Striscia, controllata dagli islamico-radicali di Hamas. Il bus giallo-verde è stato colpito in pieno su un fianco. Un tiro al bersaglio deliberato, secondo i servizi di sicurezza israeliani, date le dimensioni e le tinte accese del veicolo. Un tiro che solo per un caso fortuito si è abbattuto su un mezzo semivuoto, crivellando di schegge (anche alla testa) il solo passeggero rimasto, un adolescente, ferendo alle gambe l’autista, frantumando i finestrini e facendo volare i pupazzi lasciati a bordo per gli scolari più piccoli. I soccorritori del Magen David hanno raccontato d’aver trovato il ragazzo ferito privo di conoscenza, in una pozza di sangue, e di averlo rianimato prima del trasbordo in elicottero verso l’ospedale. L’allarme, nel frattempo, era scattato in tutte le località di confine, fra sirene e corse nei rifugi. Intanto iniziava la replica israeliana. Una replica durata per ore e degno di un bollettino di guerra: prime ritorsioni dell’artiglieria e degli elicotteri israeliani, quindi una pioggia di razzi e colpi di mortaio dalla Striscia (inclusi due missili Grad intercettati per la prima volta in volo, alle porte della cittadina costiera di Ashkelon, da una batteria del neonato sistema anti-missile “Iron Dome”). Infine nuova orgia di raid aerei su Gaza City e Rafah (al confine con l’Egitto). Secondo i primi bilanci cinque persone sarebbero state uccise e numerose altre ferite nell’enclave palestinese. Ma c’è anche una casa danneggiata a Ein Hashelosha (sud Israele). A Gaza, fra gli obiettivi colpiti dagli F-16 dallo Stato ebraico, si segnalano installazioni delle Brigate Qassam (braccio armato di Hamas) e di altre fazioni radicali. Fazioni che avevano giurato vendetta dopo la recente “esecuzione” di due miliziani di spicco in un’incursione aerea israeliana seguita all’improvvisa recrudescenza di tiri dalla Striscia delle settimane precedenti. Ad aggravare la percezione israeliana dell’accaduto c’è poi il fatto che l’attacco è stato eseguito con un lancia-razzi (o Rpg): uno strumento letale, a puntamento laser, che – secondo voci circolate nella stessa Gaza – potrebbe far parte di uno stock di armi nuove di zecca, di fattura o provenienza iraniana. E’ la qualità delle armi a tormentare Israele. Il premier Benjamin Netanyahu, durante la visita ufficiale a Praga, ha detto che lo Stato ebraico non esiterà a «intraprendere ogni azione necessaria, offensiva e difensiva, per proteggere il Paese e i cittadini». Il presidente Shimon Peres ha chiesto dalla sede dell’Onu un intervento internazionale contro l’escalation. Mentre il ministro della Difesa Ehud Barak ha dato ordine alle forze armate di «reagire rapidamente e con tutti i mezzi utili». Fra le possibili reazioni militari d’Israele, l’esercito sta pianificando di schermare la linea di demarcazione con la Striscia con elementi come collinette artificiali, filari di alberi, palizzate. La giornata è finita con l’ennesima giravolta di Hamas. In tarda serata i miliziani hanno annunciato di avere raggiunto un accordo con altre fazioni palestinesi per una «tregua immediata per arrestare l’escalation sionista» dopo un giro di telefonate del numero uno di Gaza, Ismail Haniyeh. La Jihad Islamica lo ha confermato alla agenzia Afp. Poco prima il presidente palestinese Abu Mazen si era appellato alla comunità internazionale invitandola a intervenire per fermare i raid. 7 aprile http://falafelcafe.wordpress.com/

1 commento:

Anonimo ha detto...

COLPIRLI COLPIRLI SEMPRE E FARGLI PAGARE UN PREZZO ALTISSIMO PER LE COSE CHE FANNO.
evandro