
Chi sono gli Italkim, gli italiani che hanno scelto di vivere in Israele? Come interpretare il loro itinerario, le loro vicende storiche? Quale ruolo possono assumere nell'ambito della società italiana, di quella europea e sulla scena mediorientale? Sul monte Scopus, all'Università Ebraica di Gerusalemme si conclude stamane la seconda giornata del pretigioso convegno dedicato a Italia-Israele: gli ultimi 150 anni. Un caleidoscopio di storia, cultura, analisi sociale e politica sotto l'alto patronato del Quirinale voluto dall'ambasciata d'Italia in Israele e coordinato da Simonetta Della Seta che ha offerto innumerevoli spunti di riflessione e di conoscenza. Fra gli interventi di oggi quelli di due italkim di Israele di grande prestigio, i professori Sergio Della Pergola e Vittorio Dan Segre. Della Pergola ha tracciato un quadro statistico e sociologico della comunità degli italiani che consente di comprendere, nell'ambito di numeri piccoli ma significativi, quanto sia stata e continui ad essere importante nel quadro della società israeliana. I cittadini italiani che vivono in Israele sono circa 14 mila. Un microfenomeno, ma di grande significato, che ha lasciato il segno sulla storia e continua a lasciarlo sull'attualità. L'analisi dei flussi dell'Aliya, della salita verso Israele, consente di leggere i grandi fenomeni condizionati dai drammatici avvenimenti del secolo scorso, dalle persecuzioni, dalla costruzione dello stato democratico ebraico in Palestina, dell'entrata di Israele con i conflitti del 1967 (il grande spartiacque della Guerra dei Sei giorni) e del 1982 (prima guerra del Libano), degli Anni di piombo, della tensione e del risorgere di un antisemitismo mimetizzato sotto le ambiguità della critica al progetto sionista, della fine della Prima repubblica italiana. “Una comunità - ha concluso il demografo - che ha dato molto al paese chiedendo pochissimo in cambio. E anche una comunità che come hanno dimostrato alcuni dati presentati in anteprima, ha spostato in larga maggioranza bruscamente il proprio asse politico dal fronte progressista a quello conservatore”. Vittorio Dan Segre, in un intervento di altissimo richiamo ai valori che l'insigne studioso e diplomatico ha affidato per la pubblicazione al numero di giugno del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, è tornato alla lezione mazziniana che insegnò la prevalenza doveri sui diritti e al credo dei primi sionisti. Gli ebrei italiani che al momento dell'unità nazionale rappresentavano l'uno per mille della popolazione, furono il 115 per mille nelle guerre di Indipendenza e il 139 per mille nell'esercito nazionale che prendeva forma”. “Il costo culturale e sociale della costruzione nazionale e dell'entrata nella modernità fu enorme e lacerante. Ma gli ebrei italiani lo affrontarono restando sempre, nel bene e nel male in prima fila. Comprendere i tradimenti dell'Italia, superare l'esclusione e le persecuzioni comportò un prezzo altissimo. E gli ebrei italiani furono numerosi alla Marcia su Roma, come furono numerosissimi nella partecipazione alla lotta partigiana . “I numeri - ha concluso Segre - contano poco nelle riscosse spirituali. Non so se i maestri di oggi potranno far rifiorire quel gentil stil nuovo che caratterizzò le vicende degli ebrei italiani – ma sono certo che il contributo degli Italkim possa essere ancora significativo per sviluppare quel coraggio civile che i Italia e in Israele deve essere risvegliato, quell'amore del libero dibattito, l'impegno inderogabile contro il falso, l'immorale e l'ingiusto”. Dopo il benvenuto di Ruth Fine, capo dipartimento di Studi Romanici e Latino Americani dell'Università Ebraica, moderato dai professori Israel Bartal,Università Ebraica di Gerusalemme, Giovanni Pillonca, direttore Istituto italiano di cultura di Haifa, Cristina Bettin, dell'Università Ben Gurion e Carmela Callea, direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Tel Aviv, il convegno è poi proseguito con relazioni dedicate a I viaggiatori italiani a Gerusalemme negli anni Venti e Trenta (Charles Burdett, University of Bristol), L’architettura italiana degli anni Trenta in Palestina (Masha Halevi, Università Ebraica di Gerusalemme); Il patrimonio archeologico legato all’Italia (Yaacov Schaffer), L’Italia e l’aspirazione ai Luoghi Santi (Paolo Pieraccini, Università di Firenze), Gli ordini religiosi in Israele ed il legame con l’Italia (padre Pierbattista Pizzaballa, Custodia di Terra Santa); I fotografi italiani e Israele (Gabriele Borghini, Comune di Siena); Ebrei ed Israele nel cinema italiano (Asher Salah, Accademia Bezalel), Lo scambio letterario: il racconto di un grande scrittore (Meir Shalev); Le influenze musicali (Edwin Seroussi, Università Ebraica). http://www.moked.it/
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