mercoledì 25 maggio 2011



Gerusalemme - suoni e luci

Voci a confronto
Non vi sono notizie particolarmente significative oggi sulla nostra rassegna, solo un paio di commenti da sottolineare. In positivo, è interessante e acuta l’analisi dell’ex ambasciatore americano all’Onu Richard Bolton su Liberal, la cui tesi è che Obama ha sbagliato a pensare che la chiave della pece in Medio Oriente sia il conflitto israelo-palestinese, e che essa vada cercata invece nell’Iran: che cioè riuscendo a smontare l’aggressività della teocrazia degli ayatollah sarà molto più facile risolvere anche i conflitti locali. Interessanti anche le due analisi ospitate dal Wall Street Journal, quella di Wexler e Krieger che cerca di dare una lettura diversa, più filoisraeliana, del discorso di Obama sulla politica estera e quella di Levinson che ricorda come comunque Israele abbia bisogno dell’America per il voto di settembre all’Onu sul riconoscimento dello stato palestinese, preteso da Abu Mazen al posto delle trattative. In negativo bisogna segnalare un pezzo di Maurizio Clerici sul Fatto davvero incredibile per la massa di inesattezze e di malignità accumulate intorno alla costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità fra Tel Aviv e Gerusalemme. E anche un intervento decisamente confuso pubblicato da Tobia Zevi e Luigi Manconi sul Corriere in cui si dà ragione di una inchiesta demoscopica organizzata dalle loro associazioni tutto in termini di opinioni personali, senza dare un solo numero – il che è un’evidente manipolazione, perché non si distinguono i fatti dalle opinioni degli analisti e il pubblico non è messo in condizione di capire la significatività dell’inchiesta né di tentare interpretazioni alternative. Di più, è confusa la tesi degli autori per cui antisemitismo (anche nella forma di antisionismo) e islamofobia sarebbero fenomeni paralleli nella nostra società – una tesi la cui infondatezza è evidente se solo si pensa alle posizioni delle forze politiche: la Lega contro l’immigrazione islamica ma non certo contro Israele, la sinistra più o meno estrema contro Israele ma per i palestinesi, gli immigrati e le moschee, eccetera. Ci sono alcuni brani di questo articolo non solo insensati ma veramente pericolosi, come quello iniziale che intorno all’11 settembre mette insieme le calunnie islamiste e la giusta preoccupazione collettiva per il terrorismo islamico: “La provvisoria vittoria dell’America di Obama su Al Qaeda, celebrata nell’immenso cantiere di Ground Zero, non può cancellare i molti detriti di quella tragedia tuttora presenti nelle società occidentali. Anche sotto la forma antica dell’ansia da complotto e del sospetto verso i possibili autori. A partire dalla fobia antisemita: gli ebrei si sarebbero tenuti lontani dalle Torri Gemelle in quel fatidico undici settembre, perché informati dell’attacco, se non coinvolti in esso. Da quel giorno, poi, l’islamofobia si è nutrita della minaccia del terrorismo, della confusione tra straniero e musulmano, della presunta inadattabilità (meglio: inconciliabilità) dell’Islam rispetto ai costumi occidentali”. Giudichi il lettore se un accostamento del genere abbia posto nel dibattito ragionevole sul pregiudizio politico o non risenta invece esso stesso di una deriva ideologica che non capisce nemmeno di accostare le vittime ai loro carnefici. Ugo Volli
24 maggio 2011 http://moked.it/

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