Piantati 10mila alberi dedicati all'uomo che spacciandosi per console spagnolo salvò migliaia di ebrei li ha fatti piantare walter arbib titolare della compagnia aerea skylink
MILANO - Gli alberi come simbolo delle vite salvate. Con questo spirito in Israele è stata inaugurata una foresta dedicata a Giorgio Perlasca, lo Schindler italiano che strappò ai carnefici tedeschi più di 5 mila ebrei ungheresi. Una foresta di 10 mila alberi con pini, cipressi eucalipti, fichi, querce e pistacchi.
LA STORIA - Li ha fatti piantare Walter Arbib, un uomo con una sua straordinaria storia personale. Ebreo nato in Libia, negli anni Sessanta vide la sua casa a Tripoli incendiata dai libici. Fuggito in Italia, e’ divenuto imprenditore e filantropo. E’ titolare della compagnia aerea «SkyLink», con base in Canada. Fu lui a curare il trasporto del famoso obelisco di Axum, quando l'Italia decise di restituirlo all'Etiopia. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nei giorni scorsi ha visitato Israele, ha molto apprezzato l’iniziativa di Arbib e gli ha fatto consegnare una targa su cui sono messi in evidenza il coraggio e la profonda umanità di Perlasca. «Un uomo normale – lo ha definito il figlio Franco durante la cerimonia – non un eroe, perché lui riteneva di aver fatto solo il proprio dovere». In effetti, a chi gli chiedeva perché si fosse esposto a tanti pericoli rispondeva sempre: «Lei cosa avrebbe fatto al posto mio?». Durante la Seconda guerra mondiale, Perlasca lavorava in Ungheria per una ditta che importava bestiame. Alcuni Paesi, fra cui la Spagna, avevano facoltà di concedere asilo agli ebrei. Perlasca cambiò il suo nome Giorgio in Jorge e, spacciandosi per diplomatico spagnolo, ingannò i tedeschi e prese sotto la sua protezione migliaia di ebrei. «Molte persone hanno potuto avere una vita, hanno visto nascere figli e nipoti, grazie a Perlasca», ha detto il vicepremier d’Israele Silvan Shalom, mentre su uno spiazzo, in mezzo alla foresta, scopriva la lapide sulla quale lo Schindler italiano è celebrato come «un Giusto delle Nazioni». Convinto di aver compiuto solo un dovere umanitario, Perlasca non parlò con nessuno della sua straordinaria vicenda. Fino al 1988 – racconta il figlio Franco – io non sapevo nulla di cio’ che aveva fatto. Finche’ un giorno si presentarono a casa a Padova due anziani signori. Erano due degli oltre 5 mila salvati da mio padre. Avevano cercato per anni il loro salvatore e ora lo avevano trovato». I 10 mila alberi che adesso ricordano il coraggio di un «uomo normale» sono stati piantati a cominciare dal 2004 su una collina della Galilea. E si è atteso che crescessero prima di celebrare l’iniziativa. Fanno parte della Ahihud forest, una grande distesa di alberi piantati all’inizio degli anni Cinquanta dagli ebrei emigrati verso il nuovo stato israeliano. Marco Nese 19 maggio 2011 http://www.corriere.it/
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