mercoledì 18 maggio 2011



"Non è il momento di dire 'sì' a un ambasciatore palestinese in Italia"
La decisione annunciata da Napolitano a Betlemme Intervista a Fiamma Nirenstein
di Alma Pantaleo 17 Maggio 2011 http://www.loccidentale.it/

l'incontro tra Giorgio Napolitano e Abu MazenIeri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al termine dei colloqui con il presidente Abu Mazen, ha annunciato che l’Italia ha deciso di levare al rango di ambasciata la delegazione diplomatica permanente dell’Autorità nazionale palestinese a Roma. Passo che, il capo dello Stato, ha ribadito avvenire "in piena amicizia con Israele". L'On. Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati esprime delle perplessità sulla scelta presa dal nostro Paese. Onorevole, come giudica la decisione presa dal nostro Paese, annunciata dal presidente Giorgio Napolitano, di levare al rango di ambasciata la delegazione diplomatica permanente dell'Autorità nazionale palestinese a Roma? A me sembra che non siano i giorni migliori per un’iniziativa di questo genere. Fatah ha appena fatto un accordo con Hamas e quindi diciamo che la sua rappresentanza dovrebbe essere anche quella di Hamas, perché i due adesso rappresentano la stessa entità. Hamas è nella lista delle organizzazione terroristiche sia europee che americane da quando Frattini era Commissario europeo. È stata un’iniziativa nostra, seguita poi in tutto il mondo. Hamas è un’organizzazione antisemita, nella sua carta dice di voler uccidere tutti gli ebrei, non ha nessuna intenzione né di trattare con Israele né di riconoscerne lo stato. Ogni soluzione di pace è estranea al suo modo di vedere. Quindi è molto problematico che Fatah stia formando insieme ad Hamas un governo e non vedo come una rappresentanza diplomatica nel nostro Paese possa ammettere che siano presenti anche dei personaggi che sono di fatto dei terroristi. Che gioco sta giocando la Palestina? I palestinesi con grande foga e contro tutte le risoluzioni e la legalità internazionale, che stabiliscono che un accordo tra palestinesi e israeliani debba essere raggiunto tramite trattativa, preparano una mossa di riconoscimento unilaterale dello stato palestinese votato dall’Assemblea dell’Onu a settembre che ha delle maggioranze automatiche (quelle degli stati islamici e dei cosiddetti paesi non allineati). Puntano su questo e sperano di riuscire a far votare una cosa che getterebbe l’intero Medio Oriente nella più grande instabilità perché arrivare a uno stato palestinese senza che sia stata implementata la risoluzione dell’Onu - che dice che si può arrivare a questo stato solo tramite trattativa che garantisca la sicurezza di Israele - sarebbe un disastro, che minerebbe la stabilità dell’area e l’esistenza stessa dello stato d’Israele. Dunque non ha senso dare adesso una rappresentanza diplomatica a un Paese che potrà tranquillamente proclamare il suo stato senza trattare. Insomma, quella presa dall'Italia è una decisione insensata? È una decisione che avrebbe più senso nel momento in cui i palestinesi accettassero un accordo con Israele. Collaborare all’idea che lo stato palestinese possa autodefinirsi non rappresenta niente di buono per la stabilità del Medi Oriente né per la sopravvivenza dello stato d’Israele. Ora come ora, con quest’accordo tra Fatah e Hamas e con questa promessa di dichiarare il loro stato unilateralmente, è il momento più sbagliato perché un’ambasciata, che è il simbolo di uno stato, venga costituito sul nostro territorio nazionale. Soprattutto alla luce delle cronache di queste ore... Due giorni fa c’è stata la celebrazione da parte dei palestinesi del giorno della Nakba, cioè di quello che loro definiscono “la distruzione” di tutte le loro speranze e dei loro sogni e lo fanno coincidere ai giorni in cui Israele celebra l’anniversario della creazione del suo stato. Questa è una cosa terribile. Che significato ha per i palestinesi la Nakba? Il ruolo della Nakba, cioè quello dell’odio e della distruzione si è visto molto bene 48 ore fa perché i palestinesi hanno espresso in maniera molto aggressiva questa loro disperazione. Nel novembre del 1947 la “partizione” tra lo stato d’Israele e i palestinesi non fu accettata da questi ultimi. Gli eserciti arabi entrarono nel futuro territorio israeliano cercando di spazzare via tutti gli ebrei e dissero ai palestinesi di andarsene perché così gli sarebbe stata restituita la loro terra dopo la distruzione dello stato d’Israele, appena proclamato da loro. Per un miracolo Israele riuscì a vincere grazie alla forza della disperazione e alla fede, e i palestinesi che se ne andarono divennero i nonni dei profughi di oggi portando su se stessi quella Nakba che non ci sarebbe mai stata se avessero accettato la partizione. E in questo caso? Qui siamo allo stesso punto della storia: i palestinesi con gli israeliani si devono mettere a sedere e discutere, condividere. Invece, di nuovo, si muovono in una direzione con questa alleanza con Hamas che persegue la distruzione dello stato di Israele. Anche la nostra diplomazia può ottenere migliori risultati condizionando il riconoscimento dell’ambasciata palestinese all’accettazione da parte dei palestinesi stessi di una trattativa. In occasione della sua visita a Betlemme, Napolitano ha ribadito che "non è accettabile considerare la fondazione dello Stato di Israele un disastro"... Non è stato un disastro certamente, ma i palestinesi lo hanno proclamato tale. Hanno mobilitato tutto il mondo arabo, Israele è stata invasa da migliaia di persone provenienti dalla Siria che hanno sfondato i confini di Israele. Libano e Siria hanno mandato pullman di gente sul confine per spostare l’attenzione dalle loro rivoluzioni. Solo la grande moderazione dell’esercito israeliano ha evitato un disastro spaventoso perché il gesto compiuto dal Libano, Siria e Gaza e le manifestazioni particolarmente violente ai checkpoint dell’Autonomia palestinese nel West Bank hanno ribadito una politica di violenza che mira alla sola distruzione di Israele e non alla trattativa.

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