martedì 30 agosto 2011


Gli ebrei in Norvegia prima e dopo la strage
di Manfred Gerstenfeld
(traduzione di Angelo Pezzana)

Dopo la strage di Breivik, un insegnante israeliano che vive in Norvegia, David Katznelson, ha detto: " La Norvegia non è un posto ospitale per gli ebrei". Ha poi aggiunto che una volta qualcuno dipinse con lo spray una svastica sulla sua buca delle lettere, e che i suoi studenti ebrei avevano timore di rivelarsi in quanto tali. Ha anche osservato che quando in una riunione non sono presenti degli ebrei, i norvegesi si sentono liberi di dirne tutto il male possibile.In Norvegia gli ebrei sono meno di 2000, e hanno esperienze differenti. Chi ha figli in età scolastica spesso si chiede come si debba reagire ai frequenti attacchi che subiscono a scuola. E' meglio dirlo pubblicamente, oppure può causare danni maggiori ? Altri ebrei norvegesi affermano di non essersi mai imbattuti in un aperto antisemitismo.Durante la guerra a Gaza (2009-2010), si tenne a Oslo la più grande manifestazione antiebraica nella storia della Norvegia. Ne conosciamo i particolari grazie a Erik Eiglad, che si trovava lì in quel momento e che raccontò in un reportage in inglese quanto aveva visto. Dopo i disordini, una donna ebrea scrisse- in forma anonima - su Verdens Gang, il quotidiano più diffuso del paese, come erano cambiate le sue opinioni sulle autorità norvegesi:" In un paese democratico come la Norvegia, dove i diritti umani sono costantemente in primo piano, avevo sempre creduto che noi ebrei eravamo al sicuro .... dopo quanto è successo in Medio Oriente questo inverno, non mi sento più sicura ma in pericolo.... anche alcuni membri della nostra comunità hanno ricevuto minacce di morte, le misure di sicurezza intorno alla sinagoga sono aumentate .... la fiducia che avevo in chi guida questo paese non è più quella che avevo un tempo " La situazione della comunità ebraica nel suo insieme è diversa da quella dei singoli ebrei. Può sopravvivere solo con il sostegno del governo norvegese, che, fra le altre cose, garantisce la sicurezza anche fisica delle istituzioni ebraiche. Chi nella comunità ebraica norvegese aveva una decina di anni fa messo in guardia sulla crescita dell'antisemitismo, si era visto recapitare lettere contenenti proiettili.Per questo motivo la comunità decise di tenere un basso profilo. Durante la seconda guerra del Libano nel 2006, la sinagoga di Oslo subì un attentato da parte di un pachistano, tale Arfan Batthi, il cantore del tempio fu aggredito, il cimitero ebraico dissacrato, mentre molti ricevevano minacce antisemite al telefono o per letteraTanto che il governo aumentò le misure di sicurezza intorno agli edifici comunitari a Oslo e alla sinagoga di Trondheim, che divennero i luoghi più controllati della nazione. Oggi però è chiaro che il governo non trasse le dovute conclusioni da quanto accadeva e che forse gli ebrei non erano gli unici obiettivi di un odio a lungo sedimentato, e che misure di sicurezza avrebbero dovuto essere prese in tutto il paese.I leader della comunità ebraica di Oslo mi dissero lo scorso anno che devono sempre essere in buoni rapporti con qualunque governo. Questo significa che non si deve mai tirare troppo la corda perchè potrebbe spezzarsi. In situazioni come queste può succedere. Anne Sender, che è stata a capo della comunità, ha cercato di fare tutto quanto poteva, non riuscendoci sempre. Una di queste fu quando dichiarò al quotidiano Dagbladet che lei apprezzava molto il Ministro degli Esteri Jonas Gahr Stoere. Le dichiarazioni di Stoere confermano che è un antisemita part-time e un sostenitore indiretto del terrorismo contro Israele La tendenza anti-israeliana in Norvegia negli ultimi anni dimostra quanto la comunità ebraica debba tenere un basso profilo per quanto riguarda Israele. L'attuale governo assume spesso posizioni contro lo Stato ebraico, mentre è molto cauto verso il terrorismo palestinese, arrivando anche indirettamente a promuoverlo.Mentre c'è stata una auto-censura nella comunità ebraica, l'eccessivo odio contro Israele da parte del governo e della élite culturale sono così forti e frequenti, che alcuni ebrei non se la sono più sentita di rimanere in silenzio. Nell'autunno 2010, il governo norvegese ha sponsorizzato una mostra anti-israeliana dell'artista Hakon Gullvag a Damasco. Una delle "opere" uscì sul quotidiano Aftenposten. Il rabbino di Oslo, Yoav Melchior, scrisse al giornale che aveva dovuto nasconderlo a suo figlio, visto che nella prima pagina del supplemento culturale vi era stampata una bandiera israeliana con la stella di Davide insanguinata, soldati mascherati ed i palestinesi quali vittime. Una azione contro il silenzio dell'élite culturale norvegese di fronte ad una manifestazione di odio antisemita, mentre aveva invece reagito contro le vignette danesi su Maometto La situazione attuale in Norvegia, dopo la strage, si può definire confusa. Non è ancora chiaro come il governo e la società reagiranno nei tempi lunghi alla carneficina di Breivik. Possono convivere con il fatto che l'assassino è " uno di noi norvegesi ", oppure cercheranno altrove un responsabile ? Promuovere l'immagine prioritaria di Breivik come uno pro-Israele può essere una tentazione per chi si propone di irrobustire l'anti-israelismo dopo quanto è già stato fatto in molti anni. Alcuni norvegesi pensano che diventerà ancora più difficile in Norvegia stare dalla parte di Israele (6). Ne sono convinti anche amici non ebrei con i quali ho parlato.Ebbene, fra poche settimane il governo norvegese dovrà cominciare a combattere un antisemitismo ancora più grande nelle scuole, spesso anche fisicamente violento, che è stato in parte alimentato dalle stesse dichiarazioni governative e da una parte rilevante della élite culturale del paese.Informazione corretta, 6 agosto 2011

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