giovedì 20 ottobre 2011

La nuova vita degli ex detenuti palestinesi: piscina e hotel a 4 stelle

L’ultima volta li avevamo visti perdersi tra la folla in festa. E le bandiere palestinesi. E le urla di giubilo. E la selva di microfoni, telecamere, macchine fotografiche. Ci siamo chiesti dove fossero finiti in questi giorni i 477 ex detenuti palestinesi liberati subito da Israele in cambio del rilascio del caporalmaggiore Gilad Shalit.Alcuni sono tornati nelle loro famiglie. Altri aspettano ancora di sapere il destino che li attende. Ed eccoli qui, a Gaza City, a godersi la libertà ritrovata in questo hotel super-lussuoso, l’Al-Mashtal, quattro stelle (per gli standard internazionali), di fronte al mare e con i miliziani di Hamas a fare da guardie del corpo, amici e un po’ anche vigili. Perché non si sa mai.Un fotografo dell’agenzia Reuters s’è intrufolato nell’albergo e li ha fotografati. Centocinque ex detenuti, assassini plurimi, bevono, mangiano e si divertono gratis. O meglio: a spese di Hamas, quindi della Striscia e dell’Autorità nazionale palestinese. A proposito di costi: Ismail Haniyeh, capo di Hamas, ha staccato un assegno da 588 mila dollari in favore dei 294 ex detenuti che si trovano a Gaza. Duemila dollari a testa.

«È come se fossi rinato», racconta Salem Thwaib, 30enne di Betlemme. Salem s’è fatto dieci anni di galera israeliana per aver dato una mano a un aspirante kamikaze. Ma l’attentato fallì perché il giubbotto imbottito di esplosivo non scoppiò mai.È uno dei 165 ex prigionieri della Cisgiordania che però è finito nella Striscia, in base agli accordi tra Stato ebraico, Hamas ed Egitto. Accordi che prevedono la liberazione di un totale di 1.027 palestinesi (mille uomini, 27 donne). Di quelli già scarcerati, un quarto è finito nella West Bank, 41 sono stati mandati in esilio in un paese estero, il resto fatto entrare a Gaza attraverso l’Egitto. Il secondo gruppo sarà rilasciato nelle prossime settimane.

E Gilad Shalit che fa? Per ora riposa nel suo villaggio di Mitzpe Hila, a pochi chilometri dal Libano. Ogni tanto compare fuori casa – blindata da polizia, esercito e servizi segreti israeliani –, saluta la folla, oggi più che mai numerosa, sorride. Ha parlato al telefono con alcuni suoi compagni di classe. Ha festeggiato con i nonni.Nella prima mattina della sua nuova – e seconda – vita ha fatto una passeggiata con mamma Aviva. «Ma ci vuole ancora tempo per recuperarlo del tutto», ci tiene a dire papà Noam. Rinato pure lui. Per arrivare sul viale che porta all’ingresso di casa Shalit bisogna essere autorizzati oppure famigliari stretti. La polizia del posto ha sbarrato la strada. «Staremo qui a proteggere la famiglia fino a quando ce lo chiederanno i Shalit», ha detto il capo del distretto nord Roni Atiya.20 ott. http://falafelcafe.wordpress.com/

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