lunedì 3 ottobre 2011


QUELLA VITA IN COMUNE ALLA BASE DI UN POPOLO


CORRADO ISRAEL DE BENEDETTI
Tratto da DIARIO DI REPUBBLICA, SABATO 3 APRILE 2004

Israel De Benedetti vive da cinquant'anni nei kibbutz, sul cui argomento ha scritto vari libri. Tra i più significativi: "I sogni non passano in eredità: cinquant'anni di vita in kibbutz" (Giuntina 2001) e "Anni di rabbia e di speranze. 1938-1949" (Giuntina 2003) LE ORIGINI Nel 1911 una dozzina di ragazzi e ragazze arrivati in Palestina dall'Europa Orientale si mettono assieme in una specie di cooperativa, chiedono e ottengono dall'Agenzia Ebraica, all'epoca Ufficio Palestinese, alcune terre vicino al Lago di Tiberiade, per cercare di guadagnarsi da vivere come contadini. Nasce così il primo kibbutz, Degania, in cui questo gruppo di giovani ha deciso di mettere in comune guadagni e spese, con il motto «da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni»). Essendo tutti poverissimi, i bisogni sono limitati al minimo. Degania tenne duro nei difficili anni della prima guerra mondiale, e subito dopo la fine delle ostilità arrivarono in Palestina ondate di giovani ebrei provenienti dall'Europa Orientale. L'arrivo di questi giovani permetterà la costituzione di altre comunità sul tipo di Degania e nel 1927 una ventina di questi primi kibbutzim creano una organizzazione centrale, anzi secondo la loro colorazione politico-ideologico si formano due organizzazioni parallele, una molto di sinistra e l'altra chiaramente socialdemocratica. Negli anni '30 si forma una terza corrente di kibbutzim, a base religiosa. In ogni caso dal punto di vista organizzativo in questi anni i kibbutzim si comportano nello stesso modo, indifferentemente dalla colorazione politica e dall'appartenenza a questo o a quella organizzazione. L'ORGANIZZAZIONE INTERNA Il kibbutz fornisce a tutti i suoi membri il medesimo trattamento, indipendentemente dal lavoro svolto, tutte le entrate delle varie attività vanno alla società comune che è padrona dei mezzi di produzione e dispone a suo piacimento delle forze di produzione. Il solo organo esecutivo e legislativo è l'assemblea formata da tutti i membri del singolo kibbutz: democrazia diretta. In certi casi, in questi anni, è l'assemblea che decide se fare o non fare figli (a seconda delle condizioni economiche della comunità). [Image] GLI ANNI DELLO SVILUPPO Dopo la creazione dello stato d'Israele, i kibbutzim attraversano un periodo di espansione sociale ed economica, creano il miracolo della agricoltura israeliana, che una volta coperte le necessità del mercato interno, si lancia all'esportazione di prodotti e tecniche. È il movimento kibbutzistico che scopre i pompelmi e li impone all'Europa. Negli anni '70 i kibbutzim sono diventati 250 con una popolazione che supera le 100,000 unità, producono più del 50 % della produzione agricola del paese e negli anni '80 producono il 14 % della produzione industriale, mentre dal punto di vista demografico sono passati dal 4 % della popolazione negli anni '50 al 3 %. Gli anni ’80 portano al culmine la potenza economica dei kibbutzim, l'aumento delle entrate porta di conseguenza un salto nel tenore di vita: si costruiscono case più grandi, arriva il telefono, la televisione, il kibbutz mette disposizione dei suoi membri un parco macchine, sostiene le spese universitarie dei giovani e paga perfino viaggi all'estero a tutti i compagni. LA CADUTA DEGLI IDEALI Tuttavia dagli anni '70 in poi, anno dopo anno aumenta il numero dei giovani nati in kibbutz che dopo il servizio militare, non tornano più a casa. La vita di fuori, le possibilità che sembrano infinite di far carriera e soldi, attirano i giovani che preferiscono alla casa socialista in cui sono nati un mondo esterno capitalista. Il kibbutz cerca di adeguarsi: poco alla volta tutti i kibbutzim abbandonano l'"educazione comunitaria" (i bambini fino ai 18 anni mangiavano e dormivano nelle loro casette, e passavano in famiglia le ore pomeridiane e serali e i giorni di festa) e i figli vengono ad abitare in famiglia, come nel mondo normale. La sera si guarda la televisione e si diserta la assemblea. CRISI E CAMBIAMENTO La crisi economica che travolge Israele nei primi anni '80, quando la Inflazione supera il 400 %, lascia il movimento kibbutzistico con una montagna di debiti, per cui è necessaria una moratoria, che sarà concordata tra Banche Creditrici, Governo e kibbutzim nel giro di una decina d'anni. Nessun kibbutz è fallito, ma molti ne sono usciti con le ossa rotte e i giovani dirigenti si chiedono se la colpa non sia tutta nel metodo (socialista). In ogni caso, decine di kibbutzim in crisi hanno cercato un'ancora di salvezza tra le braccia di consiglieri ed esperti, che hanno indicato nella strada della privatizzazione la via della salvezza economica. Molte mense sono state chiuse, molti servizi comunitari sono stati eliminati e oggi la maggioranza in assoluto dei kibbutzim ha adottato un modello comunitario chiamato con nomi diversi, ma in effetti basato su un medesimo concetto. Ogni membro del kibbutz riceve un salario sulla base delle condizioni del mercato sia se lavora fuori dal kibbutz, sia se lavora nelle attività del kibbutz. Da questo salario vengono detratte le trattenute varie come in città, inoltre ogni singolo passa alla comunità una tassa (uguale per tutti), con cui vengono finanziati i minimi servizi (assistenza medica, istruzione primaria, aiuto a vecchi e invalidi) che la comunità continua a fornire. Inoltre a partire da uno stipendio medio fissato anno per anno, coloro che ricevono salari più alti sono tassati in percentuale per permettere così alla comunità di arrotondare la pensione ai pensionati, dato che in passato la maggioranza dei kibbutzim non aveva pensato di investire soldi in fondi pensioni. Questa forma nuova di status del kibbutz è definito "kibbutz rinnovato". ANCORA EGUALITARI Si calcola che attualmente ci siano una trentina di kibbutzim che rimangono fedeli al modello comunitario originale, un centinaio e più che hanno già scelto la strada del kibbutz "rinnovato", mentre gli altri si dibattono ancora nelle incertezze. [Image]

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