lunedì 28 novembre 2011


In Israele risuona l’eco antiebraico

TEL AVIV - Mentre l’Egitto mette in moto le prime elezioni del dopo-Mubarak, Israele trattiene il fiato nel timore che la posta in gioco possa essere rappresentata dagli accordi di pace.I messaggi di vibrante odio espressi venerdì da oratori nella moschea Al Azhar del Cairo sono stati rilanciati con grande evidenza dal quotidiano Yediot Ahronot. «Tel Aviv, per te è giunto il giorno del giudizio» hanno scandito predicatori dei Fratelli Musulmani, secondo il giornale, mentre altri hanno previsto che «un giorno uccideremo tutti gli ebrei». Le ragioni di tanto odio - dopo oltre 30 anni di pace formale - risultano inesplicabili all’israeliano della strada. Il viceministro degli esteri Dany Ayalon ha affermato che dietro le quinte mestatori iraniani sono all’opera in Egitto per esasperare gli animi. E un dirigente di Kadima, l’ex generale Shaul Mofaz, ieri presidente della Commissione parlamentare per gli affari esteri e la difesa, ha consigliato all’esercito israeliano di prepararsi alla eventualità che in seguito alle elezioni in Egitto, e a un possibile successo degli islamici, gli accordi di pace con Israele possano essere annullati. Secondo il generale Giora Eiland, di fronte a Israele si presentano due problemi diversi. Nell’immediato, a suo parere, la preoccupazione maggiore riguarda il Sinai «dove si avverte un vuoto di potere» e dove cresce la presenza di terroristi di varia colorazione politica. «Lungo il confine dobbiamo subito mettere a punto soluzioni logistiche adeguate» ha aggiunto Eiland, riferendosi in particolare a una barriera che sarà completata solo fra 12 mesi.http://www.corriere.com/

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