Era il febbraio del 2006. Sulle colonne della Voce di Mantova, quotidiano di cui avrebbe presto lasciato la direzione dopo il polverone mediatico che lui stesso aveva sollevato, il giornalista professionista Davide Mattellini (nella foto) interveniva a più riprese con pesanti e inequivocabili affermazioni antisemite a seguito delle presunte pressioni esercitate da Stella di Davide israeliana e Mezzaluna islamica sulla Croce Rossa per uniformare il simbolo internazionale di soccorso in un rombo rosso. Nel mirino di Mattellini, in particolare, la Comunità ebraica mantovana e alcuni suoi autorevoli esponenti che avevano duramente protestato in seguito alla pubblicazione, sempre sulla Voce, di un articolo tendenziosamente intitolato ‘Ora anche gli ebrei contro la Croce’. Le polemiche non si placavano e di pari passo, con il sostegno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, si dava avvio alle pratiche legali. Oltre a Mattellini, chiamati a rispondere delle proprie azioni erano Vidiemme, cooperativa che edita la Voce di Mantova, e il privato cittadino Walter Malacarne, qualificatosi coordinatore provinciale di Azione Sociale, che in una lettera indirizzata al direttore aveva tra l’altro scritto, a proposito degli ebrei, che “fin da ragazzo mi dicevano che quelli piangono il morto per fregare il vivo".
A distanza di alcuni anni dai fatti, verificatisi tra l’estate del 2005 e i primi mesi del 2006, arriva ora il pronunciamento della Corte di Brescia che, in accoglimento del ricorso in appello formulato congiuntamente da UCEI e Comunità ebraica di Mantova, ha emesso una sentenza di condanna più severa rispetto a quella pronunciata in occasione del processo di primo grado che, spiegano dalla Comunità, aveva portato a un risultato ritenuto mite e non pienamente soddisfacente. Mattellini, Malacarne e Vidiemme sono stati condannati al risarcimento dei danni (quantificati in 30mila euro a favore sia dell’Unione che della Comunità di Mantova) e delle spese legali per entrambi i gradi di giudizio. I tre soggetti dovranno inoltre far pubblicare, sempre a loro spese, la notizia dell’avvenuta condanna sulla Gazzetta di Mantova. Più in generale, ed è una sentenza che potrebbe far scuola in questo ambito, è stata riconosciuta la dimensione nazionale dei fatti sottoposti a giudizio e quindi il ruolo centrale assunto in tal senso dall’Unione. “Per quanto riguardo il quinto motivo di doglianza degli enti appellanti – si legge nella sentenza – è indubbio oggettivamente che le frasi offensive e diffamatorie riguardavano non la sola Comunità mantovana ma tutta la Comunità ebraica, in generale, e ‘gli interessi morali degli ebrei’, di cui si prende cura per statuto l’UCEI, che ha pertanto diritto al risarcimento dei danni”.a.s. http://www.moked.it/
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