sabato 14 gennaio 2012



Ortodossi, laici, religiosi… ma chi sono gli israeliani?

Il mondo degli ebrei ultra-ortodossi sta ricevendo molta attenzione in Occidente durante queste settimane, principalmente per gli incidenti avvenuti a Gerusalemme, che denotano una crescente tensione tra israeliani laici e religiosi. Termini come “ortodosso”, “ultra-ortodosso” e haredim oramai si trovano relativamente di frequente sulla stampa italiana e tra l’altro anche Panorama ha recentemente pubblicato un reportage sugli haredim: visto che si tratta di un universo complessissimo e di cui probabilmente sentirete spesso anche in futuro, ho pensato di spiegare alcune cose, stilando un piccolo dizionario. Prima di tutto, c’è da fare una premessa. Nonostante Israele sia un Paese relativamente piccolo, con poco meno di otto milioni di abitanti (molti meno della Lombardia, per intenderci), la società israeliana è molto frammentata in gruppi e sotto-gruppi su base etnica e religiosa. La distinzione più profonda, naturalmente, corre tra gli ebrei israeliani e gli arabi israeliani, che a loro volta possono essere cristiani o musulmani. Ma anche all’interno del mondo ebraico le distinzioni sono moltissime, ecco le principali.Sefarditi e ashkenaziti. Questa è una distinzione etnico-culturale che non riguarda il “grado di religiosità”. I sefarditi (detti anche mizrachi, ovvero “orientali”) sono i figli degli immigrati giunti da nazioni del Nord Africa e del Medio Oriente, soprattutto Marocco, Iraq, Yemen, Libia e Iran. Gli ashkenaziti sono i figli degli immigrati dall’Europa centrale e orientale, soprattutto Polonia, Russia e Germania. Dal punto di vista tecnico esistono comunità ebraiche “minori” che non rientrano rigidamente in queste due categorie, per esempio quella etiope e anche quella italiana, ma la distinzione tra ashkenaziti e sefarditi resta importante perché riflette una identità doppia della società israeliana, divisa tra chi ha una cultura “mediorientale” e chi una “occidentale”. Anche se va detto che la linea di demarcazione si sta facendo sempre più sottili a causa dei matrimoni misti - frequentissimi - e del fatto che le nuove generazioni stanno assumendo un’identità sempre più strettamente israeliana, che non è né “occidentale” né “orientale”.I laici (o hilonim). Nonostante tutta l’attenzione dedicata alle varie correnti ultra-ortodosse, secondo un sondaggio recente del governo, il 42% degli israeliani si definisce laico. In pratica, questo significa che quasi metà degli israeliani non ha uno stile di vita influenzato in maniera sensibile dalla religione: vestono nel modo che gli piace, prendono la macchina durante il sabato, non si preoccupano delle restrizioni alimentari. Anche se alcuni di loro non mangiano volentieri la carne di maiale - più che altro per abitudine - e le feste ebraiche sono molto festeggiate in Israele anche dai laici… Nello stesso modo in cui un italiano laico festeggerebbe il Natale. Uomini e donne fanno il servizio militare. La percezione comune è che la maggior parte dei laici sia ashkenazita, anche se non esistono statistiche in proposito e personalmente conosco molti laici sefarditi.I “tradizionalisti” (o massoratim). Una percentuale di israeliani di poco inferiore, ovvero il 38%, si dichiara “tradizionale” (25%) oppure “tradizional-religioso” (13%). Con sfumature diverse, questo significa che le regole rabbiniche non segnano rigidamente il loro stile di vita, ma che comunque le seguono in qualche misura. In genere i massoratim non hanno uno stile di vestiario distinguibile dai laici, non mangiano carne di maiale e tendono a passare il sabato in famiglia pur non osservando alla lettera il precetto del riposo, che prevederebbe la rinuncia all’elettricità. Uomini e donne fanno il servizio militare. La percezione comune è che la maggior parte dei “tradizionalisti” sia sefardita, anche se non esistono statistiche in proposito.Gli haredim (letteralmente “timorosi”, spesso tradotto come “ultra-ortodossi”) sono circa l’otto per cento della popolazione, anche se visto l’alto tasso di natalità questa percentuale è destinata a salire. Osservano strettamente un’interpretazione conservatrice della legge rabbinica: non lavorano, né prendono la macchina o utilizzano l’elettricità, durante il sabato, le donne indossano vestiti molto modesti (gonna lunga, manica lunga anche d’estate) e una volta sposate coprono i capelli con un foulard o una parrucca. Gli uomini non tagliano né barba né baffi, coprono il capo con cappelli o papaline scure, spesso vestono di nero. Vivono in quartieri popolati da altri haredim e fanno molti figli. Gli uomini dedicano moltissimo tempo allo studio dei testi sacri, cosa che in alcuni casi impedisce loro di compiere gli studi “laici” necessari a intraprendere professioni remunerative: per questo i haredim tendono a essere poveri. Moltissimi ottengono l’esenzione dal servizio militare per potersi dedicare allo studio della Torah e ad oggi la partecipazione dei haredim nell’esercito è bassa, anche se si sta lentamente alzando.Solo i gruppi più radicali praticano una separazione rigida tra i sessi, come l’assegnare posti diversi sull’autobus a uomini e donne. Gli haredim possono essere ashkenaziti o sefarditi.Gli hassidim (letteralmente “pii”, spesso tradotto come “ultra-ortodosso”) sono un importante sottogruppo degli haredim. È una corrente religiosa che pone un forte accento sul misticismo, oltre che sullo studio dei testi e un’osservanza rigida delle leggi. Le donne vestono indumenti modesti, gli uomini abiti scuri o costumi tradizionali dell’Europa orientale. Salve rarissime eccezioni, i hassiddim sono ashkenaziti.Gli “ortodossi moderni” (o datiim, letteralmente “religiosi”). Poco più numerosi degli haredim, rappresentano circa il 12% della società israeliana. Come gli haredim tendono a osservare in modo letterale i precetti rabbinici, come le restrizioni alimentari, il riposo sabbatico e un vestiario modesto. Ma tendono a essere più integrati nella società israeliana soprattutto grazie a un approccio “realistico” all’istruzione: sebbene anche loro dedichino molto tempo allo studio dei testi sacri, compiono anche studi e attività “laiche” e quindi possono fare qualsiasi mestiere, dal medico all’imbianchino. Esteriormente li si distingue dagli haredim perché indossano abiti assolutamente moderni e occidentali, anche se nel rispetto di alcune regole: gli uomini hanno sempre la papalina, spesso colorata e fatta a maglia - e per questo sono soprannominati “papaline all’uncinetto” dagli altri israeliani - le donne non portano la minigonna e indossano il foulard dopo sposate. Gli uomini fanno il servizio militare (altra differenza con gli haredim), mentre le donne compiono il servizio civile. Sono prevalentemente ashkenaziti, anche se non mancano i sefarditi.I nazional-religiosi sono un sottogruppo importante dei datiim. L’essere un “ortodosso moderno” non porta con sé alcuna connotazione politica: ci sono datiim di destra, di centro e di sinistra. Alcuni di loro però appartengono alla cosiddetta corrente nazional-religiosa, che combina l’ortodossia moderna a un’ideologia nazionalista incentrata sull’espansione dei territori. Un tempo avevano un partito tutto loro, che però è andato in crisi dopo il ritiro da Gaza nel 2005, e oggi votano per lo più a destra. Molte colonie nella Cisgiordania sono state fondate da gruppi nazional-religiosi. I loro figli spesso si arruolano nelle unità più impegnative dell’esercito.http://blog.panorama.it/

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