sabato 14 gennaio 2012



Voci a confronto
Il gesto vergognoso di divellere le tre «pietre d’inciampo» collocate nei giorni scorsi tra i sampietrini nel selciato stradale della città di Roma, in ricordo delle sorelle Spizzichino e di don Pietro Pappagallo, si può dire che sia il segno di quanto quelle testimonianze, silenziose ma onnipresenti, siano d’intralcio per i nipotini di Eichmann. Non è quindi gioco di parole l’affermare che i tre piccoli simboli della memoria abbiano fatto inciampare qualcuno, sia pure in modo ben diverso da quelle che erano le intenzioni di chi le aveva poste a memento collettivo. Ne parlano un po’ tutti i quotidiani, tra i quali l’Avvenire, il Corriere della Sera nell’edizione romana, il Giornale (che menziona i «vandali»), Maria Lombardi in un ampio articolo per il Messaggero, così come Sara Grattoggi su la Repubblica, Fabio Perugia sul Tempo. Adachiara Zevi, coordinatrice del progetto nella capitale, denuncia il fatto in sé e la natura chiaramente premeditata, poiché al posto dei cubetti trafugati sono stati posti dei sampietrini di porfido. Stolpersteiner, per l’appunto pietre che si possono calpestare non potendone non vedere tuttavia la loro particolarità, sono la creazione, a suo modo geniale, di Gunter Demnig, che dal 1993 si è diffusa in molti paesi d’Europa, coinvolgendo una settantina di città. Si tratta di cubetti in ottone, inseriti nella pavimentazione stradale, dove sono riportati i dati anagrafici delle persone assassinate nei campi nazisti. Ad ogni pietra corrisponde un nome, ovvero una vita. A Roma sono già 72, distribuite in 7 municipi metropolitani. Peraltro, avvicinandosi il Giorno della Memoria, si intensificano gli articoli sulla Shoah, come nel caso di Laura Crinò per il Venerdì della Repubblica, dove si parla della famigliSa di Anne Frank, mentre Alessandro Zaccuri per l’Avvenire dà voce ai timori legati al negazionismo, che si accompagnano al lento declivio della memoria. Sulla medesima testata, Alessandra De Luca offre uno sguardo sul cinema che si interroga sulla deportazione, del pari a Roberto Escobar per l’Espresso e Gaetano Vallini sull’Osservatore Romano, che commentano il film di Gilles Paquet Benner «la chiave di Sara». Per quanto concerne l’attualità internazionale, tra le altre cose, piuttosto problematizzanti sono le valutazioni relative alla sentenza della Corte suprema israeliana che si è pronunciata sulla legittimità della legge che dal 2003 impedisce l’acquisizione automatica della cittadinanza israeliana, e il diritto alla residenza permanente, agli sposi palestinesi di cittadini israeliani. Così l’Avvenire, il Giornale e Aldo Baquis per il Mattino. Un lungo articolo di Ulrich Ladurner, in traduzione su l’Internazionale, fa il punto della situazione riguardo alla situazione politica del regime iraniano e alle tensioni economiche e sociali in atto nel paese, mentre Alberto Negri, per il Sole 24 Ore, parla della Siria come di un «mosaico in frantumi», dove la satrapia degli Assad sta perdendo sempre più terreno. Come già si è avuto modo di commentare in altra sede, sarà intorno al destino di Damasco che si giocheranno molte delle partire aperte in Medio Oriente durante l’anno da poco apertosi. Claudio Vercelli, http://moked.it/

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