giovedì 23 febbraio 2012

Delizie kasher? Ci pensa il Personal Chef


Vogliono sterminarci, con l’aiuto di Dio ci salviamo, festeggiamo mangiando: Pesach, Hannukkah, Purim... Sembra proprio che il convivio faccia parte del nostro Dna. Forse è in questa chiave che si può interpretare la diffusione, anche all’interno del mondo ebraico, di un mestiere che attira sempre di più: il Personal Chef. In Italia sono più di duecento a essere iscritti alla Federazione nazionale e si tratta di cuochi professionisti che cucinano a casa del cliente, accordando le ricette alle sue esigenze. È diverso da un catering: tutto viene preparato al momento e non per forza su larga scala. Da poco è possibile avere questo servizio anche nel pieno rispetto della kasherut. 2chefs4u nasce dalla collaborazione di tre chef italiani - Daniela Di Veroli, Alberto Anticoli (nelle immagini in alto) e Michela Ghiorzi (nell' immagine a destra) - che hanno come autorità di riferimento l’Assemblea dei rabbini d’Italia. Questa iniziativa si rivolge soprattutto alle piccole Comunità ebraiche che non hanno al loro interno un servizio di ristorazione kasher strutturato. “Ho scelto di fare questo lavoro per passione: rendere felici le persone attraverso il profumo e il sapore del cibo”. È così che Daniela Di Veroli vive quest’avventura. Ebrea romana, i piatti tipici della sua città l’accompagnano fin dall’infanzia. Per aprire i suoi orizzonti anche alla cucina ebraica internazionale si è rivolta a maestri d’eccezione. “Per imparare a fare le mafrume mi sono fatta adottare da una mamma tripolina”, racconta a Pagine Ebraiche. In più, cerca di reinterpretare la cucina italiana e regionale all’interno dei vincoli della kasherut. Il segreto di Daniela è l’amore per la sperimentazione di nuovi sapori per arricchire il suo menù, caratterizzato da un vivacissimo eclettismo in grado, nel corso di una sola cena, di far volare i palati dalla Libia alla Persia e di nuovo all’Italia. Perché questo è il bello della cucina: gustare un piatto non è solo un’esperienza sensoriale ma significa calarsi nel mondo e nei valori che esso rappresenta. E proprio in questo senso Daniela intende sfruttare le sue “radici lavorative”, che consistono nelle lezioni di ebraismo ai visitatori della sinagoga prima di Roma, oggi di Milano. Dall’abbinamento delle sue due passioni trae origine il suo nuovo progetto: tour cultural-gastronomici dell’Italia ebraica. Una nuova attività sospesa fra il piacere di gustare manicaretti e la scoperta di nuove culture. Forse, le parole più giuste per descriverla le ha trovate il topolino Remy, geniale protagonista del film Disney Ratatouille: “Se è vero che siamo ció che mangiamo, io voglio mangiare solo cose buone”.
Francesca Matalon, Pagine Ebraiche febbraio 2012

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