venerdì 17 febbraio 2012

Nir Baram
Letture Kosher di febbraio 2012

Scrivono. Per necessità, per ambizione, mettendo la propria creatività al servizio del regime, usando ogni dettaglio per estorcere, convincere e incriminare la vita altrui. Sono personaggi "non normali, anche se normativi", capaci di vedere e intravedere l´anima umana in un ballo di maschere cupo ed inquietante, dove "svelare il proprio volto" diventa un atto decisivo, una "soluzione finale". Persone per bene, brave per l´appunto, ambiziose, decise, fragili, comuni. Giovani in carriera sotto il regime nazista e stalinista in una delle epoche più atroci che ha conosciuto l´Europa. Lei aspirante poetessa, figlia di intellettuali ebrei, che seguendo un vecchio rapporto sentimentale entra a far parte della famigerata polizia segreta. Lui, un brillante uomo di marketing, estraneo ai propri sentimenti, esperto di quelli altrui, entra a far parte del ministero degli Esteri del Reich. Insieme, determinati nello svolgere i propri ruoli, diventano delle "macchine per sopravvivere", condannando milioni di persone alla morte, attraverso la parola scritta, attraverso il loro talento, attraverso la loro creatività. Come si comprende il male, come lo si giustifica? Fino a che punto è elastica l´anima umana e fino a che punto siamo noi ad elasticizzare la nostra realtà, facendo il possibile per poter dormire la notte? Con una profonda capacità letteraria definita da Yehoshua "audace e brillante. Un nuovo standard per la letteratura di tutti noi", Nir Baram, 35 anni di Gerusalemme, compie con indiscutibile successo, una missione unica e innovativa nel panorama letterario di Israele. Sono due storie parallele rinchiuse in una cornice non semplice da raccontare, in grado di far sorgere domande personali e collettive sulla nostra capacita di riconoscere la verità, costantemente modellata attraverso la realtà. Uno spaccato della complessità dell´anima umana, perturbata nei soggetti quotidiani, inquieta quando la quotidianità è frutto dell´orrore. Seguendo le onde di Primo Levi, Jonathan little e altri, l´autore riesce nella ricerca di comprendere le scelte di chi ha compiuto o ha permesso di compiere atti atroci e creare un livello tale di identificazione con i suoi personaggi, portando il lettore a confrontare le "zone grigie" presenti nelle scelte, i desideri e le paure che insieme hanno permesso alla macchina della carneficina di accelerare. "Esiste nel libro, una dimensione storica legata direttamente ai nostri giorni dice Baram senza la quale, il libro perde interesse. Personalmente, mi stimola meno leggere su persone che hanno creduto ciecamente nella ideologia nazista, perché non ha alcuna rilevanza per i nostri giorni. Ho cercato di creare un equilibrio tra identificazione e ripugnanza, trattando i miei personaggi come persone normali, con desideri e passioni normali, nel contesto della Seconda guerra mondiale".E in effetti Baram in questa opera riesce a far sorgere domande relative alla nostra realtà, analoghe a qualsiasi società in crisi, anche se sarebbe difficile negare un legame ancor più attuale con la società di Israele."Una delle conclusioni più significative a cui sono giunto scrivendo il libro dice Baram, editore di una casa editrice ed editorialista in vari quotidiani è che anche oggi una parte importante delle persone che conosco si mettono al servizio di organi, organizzazioni e istituti, senza credere che gli stessi enti portino un valore positivo al mondo, anzi al contrario. Esiste una contraddizione tra l´etica personale e l´organo a cui stanno donando il proprio talento. È questo il concetto itinerante delle Brave persone, pensiero estremamente diffuso nel mondo capitalista. Si tratta dell´insieme delle giustificazioni che si creano per poter continuare a servire organismi contro la propria credenza". Ma non finiscono qui i legami attuali con la storia dei due personaggi che continuano a perseguitare la mente del lettore anche dopo aver terminato la lettura. La diffusione del male nella sua convenzionalità, l´umanità dietro il carnefice, unitamente ai meccanismi di negazione che non smottano mai e che permettono di convivere con il male, di giustificarlo e diffonderlo, sono tra gli altri i componenti che trasformano questo ambizioso romanzo in un terreno fertile per riflessioni morali che man mano si trasformano in domande penetranti, doloranti, rivolte anche a noi stessi. 15/02/2012 | Sivan Kotler, http://www.formiche.net/

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