venerdì 10 febbraio 2012



“Si può essere ebrei di destra, non stare coi neofascisti”. Continua il dialogo con Moni Ovadia
Peppino Caldarola - 10 febbraio 2012 http://www.linkiesta.it/

Moni Ovadia mi ha mandato una seconda lettera che pubblico questa volta nel mio blog per non invadere gli spazi dell’ “Linkiesta”, anche se credo che questa discussione alla fine non sarà del tutto inutile. Non voglio fare però il batti e ribatti. Sulla vignetta di Vauro abbiamo opinioni diverse. Moni Ovadia mi propone un giudizio complessivo sull’opera di Vauro mentre io mi sono espresso caricaturalmente solo su “una” vignetta. Restiamo distanti e distanti ci ha reso una sentenza di tribunale. Moni Ovadia mi dà torto, gran parte del mondo ebraico italiano, e non solo, no. Lui dice di essere un uomo impetuoso che non vuole offendere con le sue parole forti, ma poi scrive che sono in malafede. E’ buffo, no? Potrei offendermi e chiudere la porta, invece la tengo aperta. Questo ho imparato dal Pci e nel Pci. Mi consentirà, però, Moni Ovadia di continuare a non capire perché tanto accanimento contro Fiamma Nirenstein, che tra l’altro vive con una scorta di polizia essendo stata fisicamente minacciata di morte, cosa che il suo caricaturista ignora disinvoltamente.
L’aver scelto una parte politica diversa e opposta a quella di Monia Ovadia, e alla mia, non la rende mostruosa né autorizza a disegnarla con queste sembianze. Tutte le volte che verrà descritta e disegnata così, reagirò. Conosco, inoltre, tanti ebrei che non votano a sinistra e anzi diffidano della sinistra. Mi pongo il problema di come sia accaduto che una così larga fetta di ebraismo italiano si sia collocato lontano dalla sinistra italiana. E’ un bel tema di discussione. Dovrebbe interrogare anche Moni Ovadia. Ho le mie idee in proposito. Studio da tanti anni, con molta umiltà, le culture ebraiche e la vita associativa e culturale dell’ebraismo italiano e sono attento a tutte le sue sfumature. Non sono fra quelli che amano parlare con gli ebrei solo se sono di sinistra e critici di Israele. Ed è altrettanto ovvio che una personalità come quella di Moni Ovadia io la tenga nella giusta considerazione. Su Israele vorrei essere molto secco. Sono per due popoli, due stati, due democrazie. Questa formula riassunse la linea dei Ds guidati da Fassino negli anni in cui sono stato parlamentare. Non mi schiodo da lì. Conosco la situazione dei palestinesi e mi addolora. Ho ascoltato anche in Israele critiche al governo. Possono farlo. Non ho ascoltato dai palestinesi critiche ai loro leaders. Non possono farlo. I tentativi di pace non sono però naufragati per responsabilità della parte israeliana. Bill Clinton e Ehud Barak ne sanno qualcosa. Sull’intera scandalosa vicenda di Arafat è calata una cortina di silenzio, anche qui da noi. Aspetto ancora di sentire, da certi settori della sinistra, critiche al mondo arabo e palestinese sul tema del mancato riconoscimento di Israele e su ciò che si insegna ai bambini palestinesi e arabi nelle scuole a proposito di Israele e degli ebrei in generale. Se vogliamo la pace dobbiamo respingere la demonizzazione di Israele. Lo devono fare anche i suoi critici. Io sarò sempre fra quelli che non smarriranno mai il dovere di difendere Israele. Non so se questa discussione con Moni Ovadia interesserà i lettori di questo blog. Come è ovvio si divideranno. E’ mio dovere non rigettare l’offerta di Moni Ovadia di discutere apertamente i nostri dissensi. So che discutere serve sempre anche quando le posizioni restano lontanissime. Ecco di seguito il testo della seconda lettera di Moni Ovadia.

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