giovedì 29 marzo 2012

Voci a confronto

Continuano i giornali a parlare di quanto succede dopo la strage di Tolosa, ed è opportuno aprire anche noi una ampia discussione sull’argomento.Mentre il padre del Mahmoud assassino si ripromette di portare in giudizio la Francia che ha ucciso suo figlio (che non dovesse essere impossibile prenderlo vivo è opinione di molti, ma se l’azione di questo inconsolabile padre possa essere accettabile, beh, lasciamo andare), è arrivata, negli uffici di al Jazeera di Parigi, una chiavetta contenente le riprese della strage fatte dall’assassino con una telecamera appesa al collo. Le riprese, inframmezzate da preghiere e da letture di versetti del corano, sono anche tecnicamente buone, e c’è voluto un forte intervento di entrambi i candidati principali alla presidenza della Repubblica per convincere i dirigenti della televisione (e anche i signori del Qatar che tanti interessi economici hanno in Francia dove hanno acquistato coi nostri petrodollari tante grandi società) a non divulgare le immagini della strage. Se poi queste immagini non giungeranno, per altri canali, nelle mani degli arruolatori di altri assassini fondamentalisti, questo sarà tutto da vedere. Ne parlano, tra gli altri, Stefano Montefiori sul Corriere e Daniele Zappalà su Avvenire e Andrea Luchetta su Il Riformista. Nicolas Sarkozy, frattanto, dichiara persona non grata l’imam al Qaradawi che era stato invitato a parlare in Francia; il Presidente si è accorto delle sue dichiarazioni chiaramente antisemite (ma solo lui è colpevole di ciò tra coloro che sono invitati in Francia con tutti gli onori?), ed ha preso un provvedimento per il quale staremo a vedere quanto tempo resterà in vigore. Sotto il titolo (che da solo dice già purtroppo tante cose): Israele dopo Tolosa, Andrea Fontana scrive un articolo pubblicato su Giorno Carlino Nazione ; Signor Fontana, la Shoah NON è “l’evento fondante dello Stato di Israele”, come lei scrive, con l’aggiunta che sarebbe “una semplice verità”. Sono pronto a regalare all’autore di questo articolo i libri di Georges Bensoussan che lo smentiscono chiaramente (e non solo i suoi!), ma temo che non li leggerebbe, visto che poi aggiunge che è “grave che gli ebrei non possano intendere le ragioni di altri che oggi sono a loro volta oppressi”. Chiara affermazione di un suo credo politico preciso. Nell’articolo, per chi lo vorrà leggere, si parla di errori e colpe di Israele, e, ricordo, questo compare sotto il titolo: Israele dopo Tolosa. Intanto, a dimostrazione dell’aria che tira oggi in Europa, si legga la breve riportata solo dal Corriere: un ragazzino ebreo è stato colpito alle spalle all’uscita da scuola, mentre veniva apostrofato con le ben note parole di “sporco ebreo”. Registro, a questo punto, con grande dolore (ed altro) la lettera inviata al manifesto da Rete Ebrei Contro l’Occupazione, nella quale si legge, tra l’altro: “ci auguriamo che questa ennesima tragedia non venga utilizzata per diffondere tra gli ebrei, in Israele e fuori, il senso di paura utile a far loro accettare anche l’idea di una guerra preventiva contro l’Iran”. A qualcuno, evidentemente, la storia non ha insegnato proprio niente. Ed infatti, come riporta Repubblica Roma, la Comunità di Roma è stata scossa ieri dalla notizia che nella scuola elementare Franco Cesana l’ulivo piantato dagli alunni lo scorso 27 gennaio è stato divelto e bruciato. Chiaro esempio dei pericoli che oggi corre di nuovo l’Europa. Analogamente, come sempre, è in primo piano Rinascita dove, oltre ad una breve vergognosa su chi si dichiara amico di Israele, pubblicata sotto il titolo “Circoncisioni”, fa bella mostra di sé un articolo del noto Renato Pallavidini che lascio a coloro che desiderano leggerselo; personalmente condivido solo la frase finale, dove l’autore scrive che “la nostra civiltà è forse in crisi irreversibile”; Pallavidini ne è una chiara dimostrazione.Disappunto, ma non stupore, provo poi alla lettura su Avvenire dell’articolo firmato dal vice presidente MCL che affronta ancora la situazione dei cristiani in Israele, tema à la une da parecchi giorni; “nessuno ha scritto che in Israele non c’è libertà religiosa, o che i cristiani vengano discriminati o maltrattati”, si legge, e forse dovremmo ringraziarlo per tale riconoscimento? Perché, al contrario, non si ha il coraggio di dire dove questa è la realtà che proprio i cristiani devono vivere tutti i giorni? L’autore scrive poi che “il giovane (cristiano) se ne va per non stare sempre (metaforicamente) con l’elmetto in testa”. Signor vice presidente, mi consenta di farle notare che ci saranno dei giovani che lasciano Israele, ma la popolazione cristiana, in Israele, e solo in Israele tra le terre della zona, è in aumento, e sarebbe doveroso scriverlo, contemporaneamente alla denuncia, mai fatta, della fuga in massa dalla Palestina (dobbiamo forse ricordare i numeri?). Se manca il coraggio di affrontare questa realtà, la sconfitta sarà inevitabile e definitiva.Il Foglio pubblica un editoriale dedicato alla marcia organizzata dal regime iraniano per andare alla conquista di Gerusalemme, arrivando da tutti i confini; non solo dal Libano, ma anche dall’Egitto, da Gaza, dalla Giordania e dalla Siria di Assad, subito riammesso nel salotto “buono”. Purtroppo anche alcuni giovani ebrei di Teheran sono stati precettati da Khamenei per rompere le linee difensive di Israele.Assad, nel frattempo, con la complicità della Russia (e non solo di essa) riesce a trovare un accordo con l’inviato dell’ONU Kofi Annan; rimane al suo posto, va perfino a visitare Homs promettendo di ricostruirla più bella di prima, ma continua ad uccidere con di fronte un’opposizione che sembra essere rimasta senza armi e con poche possibilità concrete. Si preannuncia poi la classica riunione che si terrà in Turchia, ma va sottolineato che non saranno presenti né i curdi, pur importanti nella zona, né i laici, e neanche la Russia, che sembrerebbe essere la vera vincitrice della guerra che sta terminando. Di questo ne parlano, tra gli altri, Flavio Pompetti sul Messaggero e Federico Zoja su Avvenire. E proprio Avvenire titola Libano, esempio di dialogo, un articolo a margine della visita del ministro Riccardi, ma quelle parole non compaiono nel testo. E il sottoscritto, pur conscio delle difficoltà di quel paese, si chiede se si possa davvero dire del Libano di oggi che è “un paese modello di democrazia e di convivenza tra etnie e religioni”.Infine da sottolineare l’articolo del Secolo d’Italia che intervista el Baradei, che sarebbe invece meglio lasciare nel dimenticatoio dopo i danni che ha procurato al mondo intero; oggi afferma che, se Israele attaccasse l’Iran, alimenterebbe la determinazione di Teheran a sviluppare un arsenale nucleare (sic). La solita storiella di Israele che è colpevole e che, se si difende, è la causa della altrui volontà di distruggerlo. Strana poi l’affermazione che. se Israele attaccasse l’Iran, tutti aiuterebbero l’Iran a sviluppare l’arma nucleare. Urge verifica, ad esempio, in Arabia Saudita, signor el Baradei, premio Nobel per la pace!Emanuel Segre Amar, http://moked.it/blog

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