giovedì 1 marzo 2012

Voci a confronto

Le responsabilità di coloro che devono valutare tutti i rischi e prendere le difficili decisioni prima di un eventuale attacco militare sono gravosissime; Obama e Netanyahu si incontreranno domenica e lunedì a Washington in un clima che certo risentirà ancora delle difficoltà del recente passato, ma che sarà pure influenzato dalle prossime elezioni americane (con la maggioranza dell’elettorato ebraico che nel passato ha votato per i democratici). In due diversi editoriali pubblicati sul Foglio si legge che Obama farebbe di tutto per abbassare il “codice di allarme” su Teheran, preferendo guadagnare tempo; in cambio Netanyahu farebbe capire all’America di non avere l’intenzione di preavvertire l’alleato in caso di attacco. Negli USA, tuttavia, vi sono anche molti commentatori che chiedono al presidente una maggiore chiarezza: deve cioè dire quali sono i limiti che Teheran non deve superare e, qualora la bomba diventasse una realtà, se gli USA potranno convivere con un Iran dotato della bomba atomica. Solo facendo chiarezza, secondo questi critici del presidente, ci saranno le basi per un dialogo costruttivo con Israele. In questa situazione va rilevato che un importante consigliere del vice-presidente Biden si è dichiarato convinto che l’Iran sia ancora lontano dalla bomba nucleare, smentendo in tal modo perfino gli esperti dell’AIEA.In Iran, nel frattempo, ci si prepara alle elezioni per il rinnovo del parlamento con praticamente solo due schieramenti contrapposti: quello dell’ayatollah Khamenei e quello del presidente Ahmadinejad. Quest’ultimo rischia, dopo le elezioni di venerdì, di ritrovarsi senza il necessario appoggio parlamentare. Che queste elezioni abbiano ben poco di democratico è dimostrato anche dal fatto che il figlio di Khamenei avrebbe visitato l’ex leader dell’opposizione Moussavi (agli arresti domiciliari come tutti i suoi amici) per convincerlo a mandare alle urne i propri sostenitori; che elezioni sarebbero se in tantissimi si astenessero? Lo spiega chiaramente Daniele Raineri sul Foglio. Coloro che certamente faranno meglio a votare sono i 25000 ebrei rimasti nelle terre sciite, discendenti dagli antichi ebrei di Babilonia; loro dovranno evitare qualsiasi sgarbo al regime, e potranno in tal modo scegliere, come spiega il giornale spagnolo ABC, il proprio candidato (unico ebreo a poter essere eletto tra i 290 parlamentari iraniani). I lettori di ABC scoprono così oggi che agli ebrei iraniani non è permesso accedere ad alcun incarico pubblico, ma che, secondo una recente legge, se decideranno di convertirsi all’islam riceveranno “dallo stato” il dono di ereditare tutti i beni della propria famiglia.In questo momento di estrema tensione tra Israele ed Iran fa parlare di sé l’uscita di un cortometraggio di Ronen Barany: The last day, che immagina proprio un attacco nucleare contro Israele che permetterebbe ad Ahmadinejad di fare in solo 9 minuti quello che Hitler compì in 6 anni.In questo momento di estrema tensione fa specie l’articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano; sotto il titolo: Scandaloso Israele – Altro che Iran. La guerra Netanyahu ce l’ha in casa, questo quotidiano preferisce mettere l’accento sulla crisi che circonda il premier israeliano a causa del suo capo gabinetto che, accusato di molestie sessuali, deve lasciare il proprio incarico.Mi. Gio. sul manifesto, sotto il titolo: Apartheid, si scaglia anche oggi contro Israele, colpevole di progettare delle linee ferroviarie nelle terre della West Bank (senza consultare il bravo Fayyad), ma costringendo tanti palestinesi a restare senza elettricità; non è concessa loro neppure quella solare, perché priva di autorizzazione, né quella eolica (con tutto il vento che c’è in quelle terre!). Le povere massaie palestinesi sono quindi costrette a continuare a dover fare tutti i lavori domestici a mano (mi dovrebbe spiegare Michele Giorgio a che cosa servono le antenne e le parabole che non mancano in nessuna casa palestinese!)Politica, certo, è questa del manifesto, e sporca politica è anche quella che descrive Europa: Assad, per Hillary Clinton, non deve essere dichiarato criminale di guerra perché tale dichiarazione “renderebbe più difficile la possibilità che lasci il potere”. L’unica via da perseguire è quella diplomatica, e bisogna anche evitare di fornire armi ai ribelli (gli americani sono forse memori di precedenti loro errori simili). Questa avrebbe dovuto essere anche la strada da perseguire in Libia dove la soluzione “negoziata” sarebbe stata vanificata dal mandato di cattura contro Gheddafi emanato dal Tribunale penale internazionale. Hillary Clinton è sicuramente convinta del primato della politica (e dei bravi politici).Una donna che fece parlare bene di sé negli anni passati è sicuramente Beate Klarsfeld che dedicò la propria vita (insieme al marito) a cercare i criminali nazisti; si presenta ora candidata alla presidenza della Germania Federale, pur senza alcuna possibilità di vittoria, ma Andrea Tarquini su Repubblica ne racconta le gesta principali, compreso l’episodio poco conosciuto di quando, nel ’91, voleva far arrestare a Damasco colui che uccise suo suocero e che aveva fondato la “Gestapo degli Assad”. Su questo episodio dovrebbero riflettere coloro che per tanti anni si guardarono bene dal riconoscere la realtà siriana (e non solo siriana).Anche in Europa, tuttavia, sopravvive tuttora una frangia nazi-fascista: alcuni “tifosi” del Kaiserslautern, importante squadra di calcio tedesca, delusi per la sconfitta della propria squadra, urlano al giocatore israeliano, colpevole di giocare nella squadra amata, “sporco maiale” e lo salutano con il gesto dei nazisti, mentre la polizia preferisce non intervenire “per evitare maggiori disordini”.Queste sono le tristi notizie di oggi, 29 febbraio 2012, anno bisestile (per coloro che sono superstiziosi).Emanuel Segre Amar, http://moked.it/blog

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