"Flytilla" è stato un flop ma il problema dell'ignoranza anti-israeliana rimane
L’ennesimo flop. A questo si riduce l’inutile iniziativa “Flytilla” degli attivisti pro-palestinesi europe che si erano dati appuntamento in Israele per dichiarare al mondo che lo Stato ebraico non esiste e il territorio sovrano israeliano è solo e inequivocabilmente la Palestina (forse tardivo tributo all’Imperatore Adriano, colui che diede il nome di Siria Palestina alla Giudea? Forse).Se non fosse per il gesto, all’ora inspiegabile, dell’ufficiale israeliano, il Ten. Col. Shalom Eisner, che davanti a una telecamera ha rifilato a freddo (forse perché insultato?) un caricatore in faccia a un manifestante filo-palestinese danese, Andreas Ias, sarebbe stato lecito affermare che tutto fosse andato liscio come l’olio. Ora, l’ufficiale delle IDF è stato sospeso e un’inchiesta interna all’esercito israeliano è stata aperta. Sulla vicenda sono intervenuti tanto il presidente israeliano Shimon Peres, quanto il primo ministro Benjamin Netanyahu, i quali hanno entrambi severamente condannato il gesto.Senza voler nulla togliere alla ingiustificabilità di un caricatore rifilato in faccia a un disarmato, la ONG che ha distribuito il video del Ten. Col Eisner che picchia il ragazzetto danese è la “International Solidarity Movement” (ISM), un’associazione che secondo il sito ‘NGO’s Monitor’ ha una lunga storia di sostegno su azioni violente contro gli israeliani.Tornando agli organizzatori di “Flytilla” - i soliti europei persuasi di poter trasformare il conflitto israelo-palestinese in un destino à la Malraux attraverso la delegittimazione sistematica d’Israele -, si aspettavano un’adesione massiccia, con migliaia di persone pronte a infuocare la piazza israeliana. Si sono rivelate speranze vacue. Dovevano essere in molti, erano in quattro gatti.In sé “Flytilla” doveva essere la versione ‘aerea’ (con i militanti convergenti da molti paesi europei con voli di linea) della sorella maggiore “Freedom Flotilla” che nel Maggio del 2010 causò scontri armati, e morti, tra militanti pro-Hamas a bordo dell’imbarcazione battente bandiera turca Mavi Marmara diretta su Gaza - gli organizzatori turchi erano esponenti dell’organizzazione caritativa e dal penchant pro-terrorista, lHH - e la Marina israeliana.A parte l’ufficiale israeliano che si è fatto prendere la mano, c’è da chiedersi quanto tempo impiegheranno gli anti-israeliani d’Europa a realizzare l’inutilità di questo genere di mobilitazioni. Per quanto ancora dovremmo assistere ad attacchi belluini dalla dubbia efficacia contro Israele? E’ interessante la risposta che, indirettamente, Barry Rubin, esperto di terrorismo all’International Institute for Counter-Terrorism, ha dato a queste domande dalle colonne del ‘Jerusalem Post’ con il suo articolo “Tre miti che distorcono qualsiasi discussione su Israele”.In primis, sostiene Rubin, v’è in un certo pezzo d'opinione occidentale anti-israeliana il mito che Israele sia in difficoltà. Rubin non nega che in 65 anni di storia, Israele abbia dovuto fare i conti con minacce esistenziali. A dispetto di ciò, però, Israele aumenta da anni, argomenta Rubin, il proprio potere relativo: dalla politica, allo sviluppo tecnologico fino alla qualità della sua vita sociale. Dunque il declino d’Israele non esiste. E certo non saranno le spallatine mediatiche di qualche giovinastro figlio di papà, di qualche marxista canuto, finanche di qualche musulmano europeo a mettere a repentaglio lo sviluppo d'Israele e a risolvere i problemi (di governance) dei palestinesi. Ciò ci porta alla seconda distorsione ideologica.Il secondo assunto che annebbia gli spiriti europei anti-israeliani, secondo Rubin, è infatti la convizione erronea che azioni del genere - Flotilla, Flytilla et alia - aiutino effettivamente la causa dei palestinesi. A guardar bene non è affatto intellegibile un miglioramento del processo negoziale tra il governo israeliano, il governo dell’ANP e il governo di Gaza di fronte all’intensificarsi d'azioni di protesta pro-palestinesi (e anti-israeliane) provenienti dall’Europa.Infine, secondo Rubin, il problema di questi filo-palestinesi europei è di non aver ancora colto una piccola verità evidente: Israele non è la causa dei mali della regione mediorientale.C’è solo d’augurarsi che un giorno un pezzo delle genti europee capiscano d’aver preso la maschera sbagliata in una drammatica messa in scena che non è la loro. E soprattutto che capiscano che i guai dei palestinesi sono figli delle scelte erronee e poco lungimiranti dei propri governanti, come dimostrano, mutatis mutandis, le rivolte arabe dell'ultimo anno.di Edoardo Ferrazzani 16 Aprile 2012, http://www.loccidentale.it
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