giovedì 19 aprile 2012

L'Olocausto non fa parte del complotto giudaico per dominare il mondo

L’equiparazione tra antisemitismo da un lato e opposizione alla politica dello Stato di Israele dall’altro è senza dubbio errata. Non occorre essere antisemiti per criticare gli israeliani, anche se a volte si ha l’impressione che ciò accada. In un mio precedente intervento sul caso Grass mi sono limitato a esprimere dei sospetti, dovuti al fatto che il grande scrittore tedesco si arruolò quand’era molto giovane nelle SS combattendo in una delle loro celebri divisioni corazzate. Ma si tratta, per l’appunto, solo di sospetti. Le certezze avrebbero bisogno di ben altri elementi probatori.D’altra parte è noto che l’invocazione degli Ayatollah iraniani a cancellare Israele dalla carta geografica ha sorprendentemente trovato adesioni anche in Occidente. A mio avviso sbaglia chi crede che lo Stato ebraico stia soltanto difendendo la propria identità. La posta in gioco è ben più alta. Si tratta infatti di difendere la memoria dell’Olocausto e di impedire che qualcosa di simile possa di nuovo verificarsi. Evento non impossibile con l’aria che tira.E’ scontato che si possa criticare Israele e alcuni suoi atteggiamenti nei confronti dei palestinesi. Ma quando si parla di “cancellazione” di uno Stato e di un’intera cultura si va ben oltre, prefigurando scenari che la storia purtroppo ci ha già offerto.Su quali elementi si basano i sospetti – che non riguardano certo solo Grass - di cui prima dicevo? Sul fatto che nel secolo scorso il tradizionale antisemitismo, presente in molti Paesi europei e in particolare in quelli orientali, assunse una forma nuova e del tutto inedita. Prima c’erano i pogrom, fenomeni tragici ma pur sempre limitati. A un certo punto prese forma una miscela esplosiva di antisemitismo e di neopaganesimo. Fantasie razziali basate sulla presenza di una presunta razza “ariana” superiore condussero in un primo tempo a individuare soprattutto negli ebrei la razza inferiore contrapposta alla prima. Questa razza andava eliminata senza pietà.In un secondo momento iniziò il processo di “decristianizzazione”, che portò a un’educazione neopagana delle masse tedesche e in particolare delle giovani generazioni. Gli storici non sono ancora riusciti a spiegare il successo pressoché completo di tale programma, che in breve tempo sfociò nella riesumazione delle antiche feste nordiche pagane e nell’adorazione di un Capo che incarnava in quella visione del mondo tutto ciò che il Cristianesimo aveva abolito (o forse solo fatto dimenticare).E’ pure noto che le SS erano l’elemento di punta di un simile programma, poiché i giovani arruolati volontoriamente nelle loro file diventavano non solo dei grandi combattenti, ma anche gli araldi del nuovo/vecchio verbo pagano. E l’indottrinamento era così completo da conservare l’identificazione con la causa anche dopo la scomparsa del Reich. Questo non si verificò invece nel caso di alcune organizzazioni giovanili naziste nelle quali l’arruolamento era in pratica imposto.I cristiani – cattolici e protestanti – che si opponevano pagarono un prezzo altissimo. Un esempio celebre - anche se non il solo - è quello del teologo Dietrich Bonhoeffer, impiccato l’8 Aprile 1945, pochi giorni prima della resa nazista. Per questo proprio i cristiani dovrebbero essere molto attenti a una possibile ripresa di tendenze neopagane.Si dirà che il discorso non c’entra con Israele, ma penso sia il contrario. L’antisemitismo non è mai scomparso e si ritrova allo stato latente in molte frasi che sentiamo pronunciare ogni giorno. E gli attacchi allo Stato ebraico funzionano spesso come veicolo per riproporre tesi che si ritenevano defunte. Ogni critica è lecita, purché non si dimentichi che l’Olocausto è un fatto storico e non, come affermano i negazionisti, un altro tassello dell’eterno complotto giudaico per impadronirsi del mondo.i Michele Marsonet 18 Aprile 2012. http://www.loccidentale.it/

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