martedì 10 aprile 2012


Monti, la diplomazia della bilancia

Sul Medio Oriente l’Italia gira pagina. Nessuna rivoluzione, sia chiaro: semmai il suo contrario. Dopo la lunga parentesi berlusconiana, torniamo nel solco della più limpida tradizione tricolore: ancorati agli indirizzi dell’Unione europea, in perfetto equilibrio tra i duellanti, ovunque vi sia un conflitto.I quattro giorni del premier tra Libano, Palestina, Israele ed Egitto resteranno un caso da manuale di diplomazia «super partes». Nessun colpo d’ala, però in compenso zero sbavature e neppure gaffes dalle ricadute mondiali cui Silvio ci aveva abituati. Monti non è il tipo da improvvisare. Tutti i discorsi, anche brevi, se li era scritti in anticipo; cosicché al momento di pronunciarsi su questioni dove ogni virgola scatena guerre, ha estratto dalla tasca il suo foglietto ricco di annotazioni a penna, frutto dei colloqui con i protagonisti della politica mediorientale. Li ha consultati tutti, quasi un corso accelerato nei panni dell’apprendista. Spiccano gli incontri col presidente palestinese Abbas, con il primo ministro israeliano Netanyahu, col capo dello Stato ebraico Peres e con tutti i protagonisti della «primavera» egiziana: dai militari ai Fratelli musulmani. Il risultato è un bilanciamento quasi ossessivo, ad ogni gesto ne sono corrisposti altri di segno uguale e contrario, a riprova che l’Italia va d’accordo con tutti. Rispetto alla fase politica precedente, siamo un filo meno schierati con il governo di Tel Aviv e un altro filo più attenti alle ragioni palestinesi.Mai Berlusconi avrebbe sentito il bisogno di sollevare il tema degli insediamenti ebraici nei Territori; tantomeno avrebbe auspicato un ritorno alle frontiere del 1967; casomai l’avesse fatto, non si sarebbe affrettato a precisare come le eventuali modifiche debbano trovare concordi le parti, una garanzia in più per i palestinesi. Monti stesso, nel ricevimento all’ambasciata italiana del Cairo, vista sul Nilo, ha parlato ieri sera di «riposizionamento». Fonti vicine al premier si preoccupano di aggiungere che non c’è nulla contro Israele come dimostra la nostra ferma posizione favorevole all’embargo nei confronti dell’Iran. Inutile dire che, soprattutto domenica con Netanyahu (in vacanza sul mare a Cesarea) Monti ha cavalcato parecchio questa decisione, segnalando quanto sia poco consona ai nostri interessi, specie petroliferi. Le solite fonti garantiscono che Netanyahu ha apprezzato, passando sopra certe mosse del Prof, come la conferma del nostro contingente Unifil in Libano, che il governo di centrodestra aveva ridotto e meditava addirittura di riportare a casa (sia per dare un taglio alle spese, sia per far contenti gli israeliani).La puntata di Pasqua a Ramallah molto ha impressionato i palestinesi. Tra l’altro Monti è tornato ieri nei Territori per visitare Betlemme. L’omaggio composto allo Yad Vashem (sacrario dell’Olocausto) e alla Sinagoga italiana di Gerusalemme fa pari e patta con la Messa di Pasqua nella cappella del Santo Sepolcro. E i seguaci di Maometto? Niente paura, Monti ha teso la mano anche al Grande Imam della moschea di Al Azhar, nella capitale egiziana. E al Cairo non ha lasciato fuori dai suoi incontri proprio nessuno, partiti di maggioranza e di opposizione, governo provvisorio, Parlamento e Lega Araba. Tornando stasera in Patria, i bizantinismi della politica italiana gli sembreranno a confronto un gioco da ragazzi.http://www.lastampa.it/

Nessun commento: