venerdì 20 aprile 2012


Quando si leggono le molte esegesi e polemiche seguite alla recente pubblicazione sulla stampa tedesca di un testo "poetico" di Günther Grass si ha la conferma della veloce erosione in atto nella natura del dibattito civile sulla storia e l'identità dell'Europa. Negli ultimi interventi è evidente un progressivo indebolimento, fino a metterne a rischio la stessa esistenza, dei meccanismi di autodifesa che l'Europa aveva elaborato dopo l'esperienza nazifascista e la distruzione dei fondamenti morali, prima ancora che politici e socioeconomici, del continente che questa aveva comportato. Nelle società europee, forse obtorto collo, ma con una certa coerenza, si era stabilita una convenzione secondo la quale le istituzioni e le persone civili s'impegnavano a rispettare la memoria della Shoah. La maggioranza dei governi condannava il passato, sia pure attraverso un grande ventaglio di atteggiamenti, dal negare totalmente la propria responsabilità nella degenerazione della polis, fino ad assumerne pienamente le conseguenze (come nel caso della Germania). L'entrata in gioco dello stato d'Israele come nuovo attore della storia, a rappresentare l'aspirazione degli ebrei a una propria sovranità politica, suscitava reazioni di disimpegno e rappresaglia. Ogni azione o dichiarazione di Israele giudicata criticabile poteva essere sfruttata per spiegare certe pagine di storia, minimizzare o cancellare certe responsabilità, giustificare certi reati compiuti in passato ai danni del mondo ebraico. Oggi Grass è la causa occasionale di questa diffusa riflessione revisionista, che però è in atto da tempo (da Nolte a Romano). C'è chi ha condannato Grass, chi ha sostenuto che è soprattutto un egocentrico bisognoso di una platea, chi lo ha difeso aggiungendo argomenti alle sue tesi. Con un'antica locuzione discorsiva lombarda, riciclata nel dibattito politico dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, diciamo pure che Grass è un anziano pirla. Ma restano i fondamenti più profondi del ribaltamento fra colpevoli e vittime, la sfacciata falsificazione dei dati, la censura e l'alterazione selettiva delle idee altrui, il vilipendio subdolo, l'invettiva senza freni inibitori, che ci rammentano altre fasi della storia d'Europa. Il rischio reale è che a questo segua l'apologia di reato, poi l'aizzamento al reato, infine, il reato. Allora, società relativamente aperte al dibattito e alla pluralità delle idee covavano al proprio interno i germi della mostruosità. Dopo l'Italia liberale è venuto il fascismo, e dopo la democrazia di Weimar è venuto il nazismo. Anche allora, Günther Grass c'era.Sergio della Pergola università Gerusalemme, http://www.moked.it/

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