Arno Lustiger (7 maggio 1924 – 15 maggio 2012)
Arno era il diminutivo di Arnold: Lustiger è stato il cognome, molto conosciuto, dell’arcivescovo di Parigi - Jean-Marie Lustiger, morto nel 2007 – che non ha mai smesso di considerarsi ebreo anche dopo la conversione al cattolicesimo: a 14 anni, nascosto in Francia, e con la propria famiglia, di origine polacca, quasi interamente sterminata nel campo di Auschwitz. Arno Lustiger era suo cugino, ancora nato in Polonia, ma di cultura tedesca, e che non ha mai smesso di ritornare su quella scelta: è stato un bravissimo giornalista e storico di Francoforte, dove è morto, e dove ha contribuito a ricreare la comunità ebraica, già annientata dalla persecuzione nazista.Aveva 88 anni, è stato un “salvato” nella Shoah, dopo essere stato deportato ad Auschwitz e in altri campi, ed essere sopravvissuto a diverse “marce della morte”. Tornando in Germania, nel dopo-catastrofe, restandoci attivamente, cioè nella ricostruzione di uno dei più antichi nuclei ebraici d’Europa, ha dato due mani,prima di tutto ai suoi concittadini tedeschi, a elaborare il crimine, il lutto, e le diverse responsabilità in 12 anni di nazismo: non bastavano la memoria e i fatti, o il senso di colpa (che può produrre amnesie più o meno coscienti), occorreva una nuova vitatedesco-ebraica. O ebraico-tedesca, a seconda delle singole angolazioni.Francoforte è per molti versi la Germania di costante primo livello: la sua ricchezza, la sua cultura, la sua posizione (una specie di stomaco spostato un po’ a Ovest nel corpo del Paese), la città dove è nato Goethe, e dei filosofi-sociologi neo-marxisti della Scuola di Francoforte (prevalentemente di origine ebraica), e da dove sono venuti i Rothschild di Parigi, di Londra, e di Vienna.Arno Lustiger è stato uno degli «studiosi di riferimento sulla storia ebraica del XX secolo» (come ha scritto la Frankfurter Allgemeine Zeitung) pensando, agendo, e scrivendo come un cittadino tedesco che si dava da fare, insieme ad altri, a compiere un miracolo laico. Cioè al fatto che la Germania avesse diritto di riavere delle comunità ebraiche, e che questo fosse anche un esito naturale (e non ambiguamente riparatorio) della Shoah.Un punto centrale di un tema infinitamente complesso (l’essenza della “cittadinanza” ebraica nella Storia, e dopo la nascita dello Stato d’Israele), su cui l’ex presidente israeliano Ezer Weizman era scivolato, con una brutta gaffe, nel 1996, in visita ufficiale in Germania: dichiarando di «non capire come degli ebrei potessero ancora desiderare di vivere in territorio tedesco». Detto pubblicamente, di fronte ai rappresentanti delle comunità ebraiche che lo accoglievano.I libri di Arno Lustiger, e le prospettive della sua ricerca hanno toccato, dall’angolazione ebraica, il XX secolo più tragico: dal “Libro rosso: Stalin e gli ebrei. La tragica storia del comitato di liberazione ebraico e degli ebrei sovietici”, a “Shalom Libertad! Gli ebrei nella guerra civile spagnola”, a numerosi scritti sulla condizione ebraica in Germania, durante gli anni del nazismo. Storia d’Europa, e di cittadini europei: privati dei loro diritti, e combattenti o perseguitati, e annientati in massa nei loro Paesi, o in altri, d’Europa. http://www.linkiesta.it/
Nessun commento:
Posta un commento