martedì 15 maggio 2012

Il mare in valigia

“Immaginate un caffè letterario, fumoso e accogliente. Portatelo a Berlino, negli anni '20 del '900; poi popolate sedie e tavolini di scrittori, poeti, pittori, musicisti e altre persone dall'anima perennemente in fiamme. Sentite le conversazioni, le discussioni, le idee che corrono. D'improvviso, un incendio: il Reichstag brucia, il fumo è ora nero, divora la libertà e la dignità. Una donna si stacca dall'incendio: è un’ebrea che scrive poesie”. Così Miriam Camerini, giovane regista milanese che sogna di aprire un teatro ebraico in Italia (“un luogo che però non sia solo per fare spettacolo, ma anche per studiare, un teatro-Bet HaMidrash, me lo sono sempre immaginata in questo modo” racconta) introduce il suo nuovo spettacolo Il mare in valigia. Un viaggio fra le pagine della poetessa Else Lasker-Schüler, che andrà in scena al Teatro della Memoria il 15 e 16 maggio, con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.Una rappresentazione che vuole raccontare, con poche parole scelte con cura e tante suggestioni, la vita di una donna straordinaria che il poeta tedesco Gottfried Benn definì "l'incarnazione lirica dell'ebraico e del tedesco in una sola persona". Nata in Vestfalia nel 1869, Else Lasker-Schüler si trasferì a Berlino dopo il matrimonio e divenne nota per la sua opera letteraria e il suo stile di vita bohemien. Dopo il 1933 fu presa di mira dal nazismo e decise di lasciare la Germania, prima alla volta della Svizzera, poi della Palestina britannica, stabilendosi a Gerusalemme nel 1937. Lì, la terribile delusione: non trovare nella Terra Promessa ciò che aveva sperato di incontrare, quelle conchiglie sulla spiaggia di Giaffo, con cui si era impegnata a riempire la valigia dei sogni che portava con sé. La guerra le impedì di tornare in Europa, e a Gerusalemme, fortemente debilitata, la poetessa morì nel gennaio del 1945.“La cosa più bella che Else Lasker-Schüler ci ha lasciato forse non sono i suoi scritti, ma la sua vita che è stata essa stessa poesia - racconta ancora Miriam Camerini - Conosceva il Tanakh, cosa molto rara per una donna ebrea assimilata com’era. Ma soprattutto Else tirava dentro il suo mondo chiunque, dall’intellettuale del caffè, al ragazzo che le vendeva la spremuta d’arancia in Eretz Israel, rimanendo sempre in bilico tra un’opera letteraria estremamente sofisticata e il coinvolgimento delle persone comuni. Penso che sia questo a rendere la sua testimonianza di vita così speciale, in un tutt’uno con le sue poesie”.Rossella Tercatin -http://www.moked.it/

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