sabato 19 maggio 2012


YOSEF ROFE’ UOMO DI MARE, DI STUDIO E DI POESIA TRADUTTORE IN EBRAICO DI LIRICHE ITALIANE

Yoseph Rofè (cognome originario Roifer), nato a Pisa nel 1930 e morto a Gerusalemme nel 1997, è il fratello del professor Alexander, con il quale e con la primogenita sorella Noemi, fece l’aliah da fanciullo, dopo la morte del padre Giorgio Roifer, imprenditore ed esponente sionista. Il padre era venuto dalla Romania per studiare a Pisa, dove sposò Matilde Gallichi, sorella del dottor Guido Gallichi. Era amico e socio in affari di Yoseph Pardo Roques, il Parnas, che fu il sandak (padrino) dell’omonimo neonato Yoseph, quando entrò nel patto di Abramo. Morendo giovane, nell’agosto 1938, Giorgio, privato della cittadinanza italiana dalle leggi antiebraiche, disse biblicamente alla moglie: “Prendi i figli e vai in Erez Israel”. Lì Yoseph, come i fratelli, è cresciuto, finemente educato alla cultura e al senso dell’arte dalla madre. Frequentò il liceo Shalvah di Tel Aviv, uno dei pochi in cui si studiava il greco e il latino. Si dedicò all’insegnamento, con periodi in Italia, ed è stato bibliotecario all’Università Bar Ilan. Durante la prima guerra di indipendenza di Israele, quando sorse lo Stato, si arruolò nella Marina, conseguendo il grado di ufficiale e si offrì volontario nell’unità di sommozzatori, la Shayyetet. Si trovò nel porto di Tel Aviv sotto un bombardamento egiziano, nel quale morì la fiorentina Giorgia Bolaffi Klingbail.Yoseph componeva poesie fin dalla fanciullezza e si è dedicato alla traduzione in ebraico di poeti italiani, ampiamente continuando una tradizione nella letteratura degli ebrei d’Italia, inclini a connettere le due civiltà, di cui sono partecipi. Pubblicò nel 1960, in edizione Kiriat Sefer di Gerusalemme l’antologia dei poeti, dedicandola alla memoria del padre e con riconoscenza alla madre. Il volume si apre, a mo’ di prologo, con il coro del Nabucco, e comprende sonetti del Foscolo e buona parte dei Sepolcri, cinque canti leopardiani, Il re travicello e La fiducia in Dio del Giusti, tre poesie di Carducci, quattro del Pascoli, cinque composizioni di D’Annunzio, tra cui La pioggia nel pineto, il nostro Angiolo Orvieto, e molto di Quasimodo. Di ogni autore offre la presentazione introduttiva ai lettori di Israele. E’ stata dunque un’opera di bel rilievo, assimilante nell’ebraico parti significative dei poeti italiani, per farli conoscere agli israeliani ed ebreofoni, per vibrante gusto degli ebrei italiani, che sentono congiungere le due anime con buon esercizio di ivrit, e per gli studiosi di lingue interessati alla funzione letteraria costituita dalle traduzioni.Di ogni autore fornisce un breve profilo biografico in ebraico.Il Tempo e l'Idea n.19 - 24

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