giovedì 27 settembre 2012

 Mille anni di lingua e cultura yiddish

Daniele Coppin, da Sullam n. 98
La lingua è forse l’elemento più distintivo della cultura di un popolo, tanto più quando, per mancanza di uno Stato con confini definiti, essa rappresenta lo strumento principale per preservare la cultura di una Nazione. Questo è quanto accaduto per lo Yiddish, oggetto della conferenza dal titolo “Dallo Shtetl a Hollywood.Mille anni di lingua e cultura yiddish”, tenutasi il 24 giugno scorso presso i locali della Comunità Ebraica di Napoli.La conferenza, tenuta dal Prof. Raffaele Esposito, dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, e presentata da Suzana Glavaš, ha offerto l’occasione per conoscere, in modo sintetico ed esauriente, le origini e lo sviluppo della lingua e della cultura yiddish, a partire dalla sua nascita nel Medio Evo, nei territori dell’attuale confine franco-tedesco, e fino ai giorni nostri.La diffusione nel tempo e nello spazio dello yiddish, lingua giudeo-tedesca, segue gli spostamenti delle popolazioni ebraiche askenazite che, a partire dal IX secolo e.v. si sono insediate nelle valli del Reno, del Meno e del Danubio, e, successivamente, in Boemia, Moravia, Polonia e Lituania. Di conseguenza, lo yiddish, inizialmente caratterizzato dalla coesistenza di elementi linguistici tedeschi (circa l’80%) ed ebraico-aramici, oltre a termini di origine francese e italiani, acquisisce in sé, a partire dal XIII secolo, numerosi termini di origine slava, fino a differenziarsi, intorno al XVI secolo, in forme più occidentali e forme più orientali.
I cambiamenti politici e culturali determinatisi nell’Europa occidentale verso il XVIII secolo determinano il progressivo declino dello yiddish in Germania, Francia, Austria, mentre esso si conserva vivo nell’Europa dell’est. Le testimonianze di tale evoluzione linguistica e letteraria sono rappresentate da numerosi testi, sia di argomento religioso (libri di preghiere, per lo più per le donne) che profano (romanzi cavallereschi e canti epici che rielaborano in chiave ebraica testi analoghi di origine normanna e germanica). Anche i libri di fiabe in yiddish sono molto diffusi.Tra tutti il Mayse Bukh, pubblicato a Basilea agli inizi del XVII secolo.Nel XIX secolo, grazie anche al pensiero dell’Haskalah, la lingua yiddish diventa un importante strumento espressivo per la letteratura moderna delle comunità ebraiche dell’Europa dell’est, tra cui principali esponenti spiccheranno Sholem Aleikem e, successivamente, Shalom Ash, che si distinguono come rappresentanti di una letteratura yiddish moderna di valore e portata europee.L’emigrazione verso gli Stati Uniti d’America e gli spostamenti all’interno dei territori dell’Europa dell’est favoriscono gli scambi culturali e la nascita del teatro yiddish, che si evolve, passando dalle rappresentazioni di temi della tradizione ebraica classica (per lo più Purim), in epoca medievale, e formalizzate, nel corso dei secoli, in forme simili a quelle della Commedia dell’arte, a vere e proprie commedie, di origine galiziana e russa, nella seconda metà del XIX secolo. L’opera teatrale di maggior importanza e diffusione è Dybbuk, di An-ski, portata in tourneè in vari Paesi, Italia compresa, dalla compagnia di Vilna, a partire dal secondo decennio del XX secolo. Negli Stati Uniti, grazie soprattutto a Schwartz si sviluppa una nuova strada per il teatro yiddish e che l’avrebbe trovata in un nuovo repertorio scritto da S. Alechem. Alla diffusione dello yiddish in America fa da contraltare la sua progressiva decadenza nei territori dell’URSS, mentre in Polonia nasce il primo Teatro Stabile yiddish. Ma l’emigrazione ebraica negli Stati Uniti d’America determina, soprattutto, la nascita del cinema yiddish, con attori, musicisti, sceneggiatori, registi e produttori che promuoveranno a Hollywood un discreta produzione cinematografica che avrà, come contraltare europeo il cinema yiddish polacco.La Shoà spazzerà il mondo degli shtetl e, con esso, la cultura yiddish, che si conserverà negli Stati Uniti d’America grazie a scrittori noti al grande pubblico come i fratelli Singer. Il film “The Pin”, prodotto di recente in Canada e non ancora distribuito in Europa, oltre ad essere una novità nel panorama cinematografico mondiale, potrebbe rappresentare il seme per la rinascita di una nuova cinematografia yiddish.

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