Israele, la «culla» dell'innovazione
Cambiano i tempi, ma quello israeliano resta un modello vincente.
Biotecnologie, internet, computer fanno sì che anche oggi il Paese sia
«la culla dell'innovazione». Lo Stato ebraico ospita una sempre più
ricca serie di aziende dell'hi-tech: al Nasdaq sono talmente tante le
società provenienti da Tel Aviv che è stato creato un sotto-indice
apposito. IN PASSATO le parole d'ordine erano software, semiconduttori e
telecomunicazioni. Oggi sono altre, legate soprattutto alle infinite
potenzialità offerte dal web. Seguendo questo percorso, iniziato
all'inizio degli anni '70, Israele ha potuto superare la condizione di
sussistenza economica, cui sembrava condannato, per guadagnarsi la palma
di potenza tecnologica mondiale, baciata da una crescita costante:
questo a dispetto di un clima politico che non conosce schiarite, di una
crisi mondiale capace di mettere in difficoltà nazioni ben ben più
attrezzate. Se possiamo chattare in diretta da un pc all'altro lo
dobbiamo a un cervello israeliano. Se abbiamo bisogno di conservare il
contenuto del nostro lavoro in una «chiavetta» e scaricarlo poi su un
altro computer, è merito di un ricercatore israeliano che ha inventato
il prezioso dispositivo. Se vogliamo mettere i documenti, oppure le
conversazioni al riparo da occhi, orecchi e mani indiscrete, è grazie a
una ditta israeliana che ha fornito il programma di criptaggio adatto.
Ma anche la salute è appesa sempre di più alla capacità di un cervello
elettronico di decifrare, classificare e trasmettere i dati che
forniscono gli organi del corpo umano: anche in questo settore della
medicina, come in quello dell'equipaggiamento bio-medico, i tecnici e
gli studiosi israeliani sono molto avanti; come nell'ingegneria
genetica, nelle bio-tecnologie applicate all'agricoltura e nelle energie
alternative. IN ISRAELE, lo scorso anno, è stato assegnato a Dan
Shechtman (naturalizzato statunitense) il Nobel per la chimica: è il
decimo studioso di quel Paese premiato in soli 45 anni. L'istituto di
scienze Weizmann di Rehovot, vicino Tel Aviv, è stato nominato nel 2011
dalla rivista americana The Scientist «miglior posto al mondo per
lavorare nella ricerca». E se negli Usa c'è la Silicon Valley, nello
Stato mediorientale, dove grande, se non eccessiva, è l'attrazione verso
il modello Usa, per assonanza è stata chiamata Silicon Wadi la vasta
piana tra Tel Aviv ed Haifa dove sono concentrate la maggior parte della
aziende hi-tech israeliane. Un grande «serra» dove fioriscono start-up
inimmaginabili, molte delle quali destinate ad essere quotate in
America.http://www.bresciaoggi.it/
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