lunedì 1 ottobre 2012

Israele, la «culla» dell'innovazione 

 Cambiano i tempi, ma quello israeliano resta un modello vincente. Biotecnologie, internet, computer fanno sì che anche oggi il Paese sia «la culla dell'innovazione». Lo Stato ebraico ospita una sempre più ricca serie di aziende dell'hi-tech: al Nasdaq sono talmente tante le società provenienti da Tel Aviv che è stato creato un sotto-indice apposito. IN PASSATO le parole d'ordine erano software, semiconduttori e telecomunicazioni. Oggi sono altre, legate soprattutto alle infinite potenzialità offerte dal web. Seguendo questo percorso, iniziato all'inizio degli anni '70, Israele ha potuto superare la condizione di sussistenza economica, cui sembrava condannato, per guadagnarsi la palma di potenza tecnologica mondiale, baciata da una crescita costante: questo a dispetto di un clima politico che non conosce schiarite, di una crisi mondiale capace di mettere in difficoltà nazioni ben ben più attrezzate. Se possiamo chattare in diretta da un pc all'altro lo dobbiamo a un cervello israeliano. Se abbiamo bisogno di conservare il contenuto del nostro lavoro in una «chiavetta» e scaricarlo poi su un altro computer, è merito di un ricercatore israeliano che ha inventato il prezioso dispositivo. Se vogliamo mettere i documenti, oppure le conversazioni al riparo da occhi, orecchi e mani indiscrete, è grazie a una ditta israeliana che ha fornito il programma di criptaggio adatto. Ma anche la salute è appesa sempre di più alla capacità di un cervello elettronico di decifrare, classificare e trasmettere i dati che forniscono gli organi del corpo umano: anche in questo settore della medicina, come in quello dell'equipaggiamento bio-medico, i tecnici e gli studiosi israeliani sono molto avanti; come nell'ingegneria genetica, nelle bio-tecnologie applicate all'agricoltura e nelle energie alternative. IN ISRAELE, lo scorso anno, è stato assegnato a Dan Shechtman (naturalizzato statunitense) il Nobel per la chimica: è il decimo studioso di quel Paese premiato in soli 45 anni. L'istituto di scienze Weizmann di Rehovot, vicino Tel Aviv, è stato nominato nel 2011 dalla rivista americana The Scientist «miglior posto al mondo per lavorare nella ricerca». E se negli Usa c'è la Silicon Valley, nello Stato mediorientale, dove grande, se non eccessiva, è l'attrazione verso il modello Usa, per assonanza è stata chiamata Silicon Wadi la vasta piana tra Tel Aviv ed Haifa dove sono concentrate la maggior parte della aziende hi-tech israeliane. Un grande «serra» dove fioriscono start-up inimmaginabili, molte delle quali destinate ad essere quotate in America.http://www.bresciaoggi.it/

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