Nave «pacifista» vuol forzare il blocco israeliano a Gaza E De Magistris la sostiene
È
partito ieri pomeriggio da Napoli, con l'intenzione di forzare il
blocco navale israeliano davanti a Gaza, il veliero «Estelle»,
parte di quella terza «flottiglia della libertà» che si propone di
sollevare davanti al mondo il problema delle condizioni di vita dei
palestinesi della Striscia. La «flottiglia» si presenta come
un'iniziativa pacifista, e le 17 persone a bordo intendono consegnare
a Gaza un carico «umanitario» che comprende sacchi di cemento,
palloni e altri generi di cui si presume ci sia necessità in loco a
causa del blocco imposto da Israele alla Striscia nel giugno 2006
dopo il rapimento di un suo soldato.Ma
nessuno dimentica quello che accadde due anni fa a una nave turca
parte della prima flottiglia (maggio 2010), attaccata dalla marina
israeliana dopo il suo rifiuto di fermarsi ai limiti delle acque
territoriali: i soldati saliti a bordo furono violentemente aggrediti
e reagirono uccidendo nove persone. L'anno scorso, invece, fu il
governo greco a bloccare la partenza della seconda flottiglia, e il
progetto abortì.Quest'anno
la «Estelle» è partita in giugno dalla lontana Svezia e pochi
giorni fa è giunta a a Napoli. Le autorità israeliane hanno
contattato i governi dei Paesi dove la nave è passata e quelli delle
nazionalità cui appartengono i partecipanti all'iniziativa (Canada,
Norvegia, Svezia, Stati Uniti e lo stesso Israele), allo scopo di
fermarli. Questo sulla base del fatto che l'intenzione dichiarata è
di infrangere la legge. «Nessuno fermerà la nostra nave, nemmeno
arrivati lì ci fermeranno se non con la violenza o l'arresto», ha
infatti detto Dror Feiler, portavoce di Ship to Gaza Sweden,
organizzazione filopalestinese che appartiene alla Freedom Flotilla.
Feiler, che ha origini israeliane, evita di pensare a cosa potrà
accadere una volta arrivati a destinazione. «Ero anche sulla prima
nave della Flotilla, quando gli israeliani spararono a nove
attivisti, ma non mi sono fermato». Feiler ha preso parte anche alla
seconda missione, «sono stato picchiato e nemmeno questo mi ha
fermato». Ci fermeremo solo quando «riusciremo a portare a termine
la missione».Gli
inviti del governo israeliano non hanno sortito effetto su Luigi De
Magistris, sindaco di Napoli: la sua amministrazione ha invece
appoggiato ufficialmente la «Freedom Flotilla». De Magistris nega
che si tratti di un'iniziativa favorevole a Hamas, il movimento
integralista islamico che governa la Striscia di Gaza. Rispondendo a
un'interrogazione parlamentare del senatore del Pdl Luigi Compagna,
De Magistris ha parlato di tentativi di strumentalizzazione politica,
ha detto che «Napoli non si fa intimidire da queste interrogazioni
parlamentari» e ha assicurato che «non è un'iniziativa pro Hamas,
ma pro popolo della Palestina, pro palestinesi che si trovano nella
Striscia di Gaza e pro due Stati che possano vivere vicini in pace e
sicurezza». É però diffusa l'impressione di una scelta a favore di
un pacifismo a senso unico, tanto che a Napoli si è formato un
movimento di protesta denominato «Non in mio nome», che accusa a
tal proposito il sindaco di «uso distorto, arrogante e superficiale
dell'istituzione pubblica “Comune”».L'equipaggio
della «Estelle» conta di giungere in vista di Gaza tra due
settimane ed è facile prevedere un confronto deciso con la Marina
israeliana. Ieri intanto, un insolito episodio è avvenuto nello
spazio aereo israeliano. Un drone proveniente dal Mediterraneo a
poca distanza da Gaza è stato intercettato da due F16 dell'aviazione
dello Stato ebraico che lo hanno affiancato, accompagnandolo fino
ad una zona isolata a sud del Monte Hebron dove è stato abbattuto.
Il Paese di provenienza dell'aereo senza pilota non è stato ancora
identificato: si ipotizza che sia il Libano. Già nell'agosto del
2006 l'aviazione israeliana intercettò due droni degli Hezbollah.
Uno fu abbattuto sul mare nello spazio aereo libanese, mentre il
secondo fu colpito a nord della città israeliana di Haifa.http://www.ilgiornale.it/
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